"Dal caso-Scientifico una lezione di storia"

Continua il dibattito sulla proposta di cambiare nome al liceo Amedeo di Savoia: le posizioni di Chiti e della studiosa Valbonesi

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di Michela Monti

Ancora non è stato convocato il consiglio di istituto del liceo scientifico Amedeo di Savoia Duca D’Aosta per discutere della proposta, passata nell’ultimo collegio docenti, di cambiare nome alla scuola. Nonostante quindi l’iter sia ancora ai nastri di partenza in città continuano le divisioni sul tema anche alla luce della lettera arrivata direttamente dalla casa reale Savoia in cui, il nipote di Amedeo, Aimone, chiede alle istituzioni locali e alla dirigenza scolastica di non "denigrare" la figura storia dello zio, morto "per amor di patria".

Sulla questione abbiamo interpellato Vannino Chiti, ex senatore ed ex governatore della Regione Toscana nonché stimato politico del territorio. "Non entro nel merito di decisioni autonomamente prese dalla scuola. Spettano loro – commenta Chiti –. Aggiungo che le motivazioni alla base della scelta del collegio dei docenti non sono banali. In linea generale tuttavia penso che le testimonianze storiche non vadano rimosse, anche quando segnalano fasi negative. Così, ad esempio, mi comporto in riferimento ai monumenti. Le responsabilità della monarchia nei confronti di Mussolini e del fascismo, nei confronti degli italiani sono nette e non devono essere dimenticate o passate sotto silenzio. Questo deve essere chiaro, sempre, e non sottovalutato. Soprattutto però restano decisivi l’insegnamento e i suoi contenuti, la formazione che si dà ai nostri giovani". A dire la sua anche Maria Valbonesi, scrittrice pistoiese, insegnante di italiano e storia che ha alle spalle una serie di pubblicazioni importanti proprio sulla storia locale di Pistoia.

"Fanno ridere i polli – tuona senza termini – Se non hanno altro a cui pensare con questi chiari di luna... Stanno rinnegando la storia d’Italia degli ultimi 150 anni. Se le motivazioni sono la monarchia e la collusione con il fascismo allora dovremmo cambiare nome anche a corso Gramsci che evoca il comunismo e la dittatura staliniana". Contattato il sindaco Alessandro Tomasi sulla vicenda arriva un "no comment" perché "il tema esula dalla proprie competenze".

Ma è invece proprio la giunta comunale che la Prefettura che si dovranno pronunciare se la proposta dovesse superare lo scoglio del consiglio di istituto della scuola. Ed è proprio l’ufficio scolastico che ci ha spiegato come funziona esattamente l’iter per intitolare una scuola a personaggi deceduti da oltre 10 anni. "L’intitolazione può essere riferita soltanto a persone decedute – spiegano - L’intitolazione della scuola viene deliberata dal consiglio di circolo o di istituto, sentito il collegio dei docenti. La deliberazione è successivamente inviata al Provveditore agli studi, che acquisisce le valutazioni del Prefetto e della Giunta comunale. Acquisite le valutazioni del Prefetto e della giunta comunale, se gli stessi sono favorevoli, il Provveditore agli studi emana il decreto di intitolazione inviandolo poi integralmente alla scuola e al Ministero (Direzioni generali, Ispettorati e servizio competenti). Se le valutazioni del Prefetto e della Giunta comunale o anche una sola di esse, non fossero favorevoli, la deliberazione è rinviata al direttore didattico o preside per un riesame da parte del consiglio di istituto. In genere il provveditorato non entra nel merito una volta che c’è l’approvazione del collegio e del consiglio di istituto". Diverso invece il caso se si volesse titolare il liceo scientifico ad una figura deceduta da meno di 10 anni. "L’iter sarebbe più complicati"- dicono da via Mabellini.