"Da un anno senza lavoro, così abbiamo scelto di lasciare l'Italia e volare in Nicaragua"

La difficile scelta di una giovane famiglia pistoiese: entrambi insegnanti di ballo e organizzatori di eventi, hanno trovato un ingaggio in un piccolo paese del centro America

Alice, Lorenzo e Nora a San Juan del Sur, Nicaragua

Alice, Lorenzo e Nora a San Juan del Sur, Nicaragua

Pistoia, 16 aprile 2021 - A San Juan del Sur, Nicaragua, finestra eccezionale sul Pacifico a una manciata di chilometri dal Costa Rica, da fine gennaio hanno trovato un piccolo e raccolto pezzo di paradiso in terra. La delusione, la nostalgia dei tempi non-covid, la voglia di ricominciare fuori da un Paese che stava considerando il loro lavoro “non necessario” sono stati tali che la decisione è arrivata prima quasi per scherzo e si è poi trasformata in un biglietto aereo. Anzi tre, perché a partire è stata tutta la famiglia Banchi-Forzoni, Lorenzo, Alice e la piccola Nora. Un ritorno alla vita, un modo per non sentirsi inutili a Pistoia e quindi in Italia, dove tra un dpcm e l’altro di fatto quel che era il loro lavoro – insegnanti di ballo Swing e organizzatori di eventi - è rimasto al palo per più di un anno, incluso in quella categoria di professioni di cui si poteva fare a meno.

“Nel 2020 – spiega Alice - di colpo ci siamo ritrovati dall’avere centinaia di allievi su cinque città e molti eventi in programma ad avere zero eventi e la metà dell’allievi ad ottobre e poi ancor meno con la chiusura e con lo spostamento di tutti i corsi sul web”. Dopo un primo lockdown, primavera 2020, passato tutto sommato con facilità e felicità, in autunno ecco l’aumento dei contagi, nuove chiusure, poche prospettive, umore a terra e intorno a Natale l’incontro con un amico di sempre che racconta ad Alice e Lorenzo del Nicaragua: “Io vado a gennaio, perché non vi unite?”. Un po’ di coraggio, un pizzico di incoscienza e un ingaggio di lavoro trovato subito per insegnare proprio i balli swing in un centro culturale di San Juan del Sur. “Qua la risposta ai balli Swing è stata po’ modesta comparata con l’italia, ma comunque abbiamo potuto lavorare, riacquisto entusiasmo, intessuto relazioni e siamo stati in grado di proseguire con i corsi on line per i nostri allievi italiani”. La vita a San Juan del Sur è scandita dal rumore dell’oceano, dai colori accesi delle piccole abitazioni, dalle sessioni di yoga in un luogo dedicato alla meditazione, dalla presenza potente della natura quasi inviolata e da una temperatura perennemente intorno ai trenta gradi.

“C’è un certo rifiuto da parte del governo a registrare i casi di covid e difatti in generale, passeggiando per il paese, non si ha neppure la percezione del problema; è anche vero però che la maggior parte della popolazione è sotto i 40 anni e per poter entrare come turista nel paese è necessario fare un covid test – continua Alice -. Noi usiamo molto meno la mascherina e per prudenza abbiamo scelto una vita di comunità molto limitata. La bimba ha avuto l’opportunità di andare all’asilo in un contesto del tutto naturale, bellissimo e sta rigenerandosi assieme a noi. La vita costa poco: viviamo in una piccola e bella casa immersa nella natura. Per le vacanze di Pasqua abbiamo avuto la possibilità di esplorare il paese e di scoprirlo in tutta la sua bellezza, come anche nella sua tremenda povertà. Qua si può vedere e toccare con mano le vere conseguenze del cambiamento climatico: zone desertificate, spiagge scomparse, boschi distrutti. Però c’è anche tanto entusiasmo da parte di alcuni giovani che si stanno attivando in bellissimi progetti ecologici".

"Prendere questa decisione non è stato né felice né facile: per noi è stato un come investimento, una sorta di scialuppa di salvataggio se il nostro lavoro rimanesse ‘non necessario’ troppo a lungo. Siamo fortunati, ma qui viviamo con poco e penso davvero che chiunque come noi potrebbe farlo: alloggiamo in un ostello, il rischio sanitario è inferiore a quello che avremmo corso a casa, impariamo dalla natura a far tesoro delle risorse di cui disponiamo, a non sprecare. Avevamo un biglietto di ritorno per fine marzo, rimandato al primo maggio. Speriamo di poter lavorare in estate, ma se la situazione in Italia dovesse riprecipitare non è esclusa un’altra retromarcia: la gestione della pandemia nel nostro Paese ci ha deluso e ha penalizzato fortemente il nostro settore, lasciandoci sprofondare nell’impossibilità di programmare qualsiasi cosa”.

linda meoni