"Covid, oggi conosciamo meglio il nostro nemico. E lo sfidiamo con monoclonali e vaccini"

La dottoressa Sabrina Sergio Gori, a capo dell’area di Quarrata e Serravalle, spiega come avviene la selezione dei pazienti per gli anticorpi

Sabrina Sergio Gori (Acerboni / FotoCastellani)

Sabrina Sergio Gori (Acerboni / FotoCastellani)

Pistoia, 3 aprile 2021 - Coordina un bacino di trentamila persone fra Quarrata e Serravalle: la dottoressa Sabrina Sergio Gori affronta, da meno di due settimane, insieme agli altri suoi 24 colleghi dell’area della piana, una nuova sfida: selezionare le persone positive al covid che possono intraprendere la terapia sperimentale con gli anticorpi monoclonali.

Una sfida che Sabrina Sergio Gori, già sindaco di Quarrata, affronta guardando dritto negli occhi l’invisibile nemico, davanti al quale però, non siamo più indifesi come un anno fa, quando i dottori si ammalavano a uno a uno, senza mascherine, senza guanti, senza visiere, senza camici. Oggi le armi, per fortuna, sono ben più affilate.

Dottoressa quello di oggi è un ruolo cruciale per i medici di famiglia... "Sì è vero, siamo l’elemento portante. Dobbiamo scegliere i pazienti, ma non basta che siano positivi, sia chiaro. Le principali caratteristiche per poter ricevere gli anticorpi monoclonali sono di non essere ospedalizzati e di non aver necessità di ossigeno. Inoltre non devono essere passati più di dieci giorni dalla comparsa dei sintomi. Quindi il paziente deve essere incrociato al momento giusto".

Quali sono gli altri criteri? "Ci sono altri fattori che rendono i pazienti candidabili. L’obesità: l’indice di massa corporea deve essere oltre 35. Poi ci sono i diabetici non controllati, i dializzati. Questi sono pazienti che, appena sono positivi al covid19, devono essere inviati in ospedale appena possibile per il trattamento con i monoclonali. E poi ci sono le persone positive all’Hiv, che non sono pochissime, anche se non se ne parla quasi più perchè la terapia che combatte l’Aids oggi è molto efficace, ma anche per loro, in caso di positività al covid, si apre la possibilità dei monoclonali. A questa lista si aggiungono tutti i pazienti che fanno uso di farmaci immunosoppressori, chi ha la bronchite cronica e chi, con più di 55 anni, ha avuto problemi di ictus, cerebro-vascolari e infarto. Queste sono tutte le categorie da intercettare. Naturalmente dai 18 anni in poi, perchè prima c’è il Meyer. Stiamo lavorando molto bene con l’ospedale San Jacopo e con il dottor Pierluigi Blanc, che dirige le malattie infettive. Sono tutti estremamente disponibili".

Come funziona il pre-arruolamento del paziente? "Abbiamo una prima scheda di pre-arruolamento per il consenso che può essere raccolta anche dalle squadre Usca nella gestione domiciliare del covid e sono tutti bravissimi. Diciamo che noi e loro siamo il braccio armato della medicina generale. Ai nostri pazienti vengono spiegate le caratteristiche della terapia monoclonale che si fa in ospedale, con una seduta di un’ora, più un’ora di osservazione, per una sola volta. Cosa comoda, tra l’altro, e senza grossi effetti collaterali. Ovviamente questo è un trattamento molto utile, ma nulla sostituisce la vaccinazione. In questi giorni ho sentito cose che mi hanno fatto rabbrividire del tipo “mi faccio i monoclonali così non mi vaccino“. Ma per fortuna sono tante invece le persone che si stanno vaccinando".

Qual è il suo ruolo oggi? "Dal 2014 sono coordinatore dell’Aft (aggregazione funzionale territoriale), che si estende nel territorio di Quarrata e Serravalle con un bacino di circa 30mila persone. Siamo in tutto 25 medici che si interfacciano costantemente con l’Asl. Ci riuniamo e discutiamo, anche di monoclonali e di vaccini. Siamo una realtà importante, basti considerare che tra Quarrata e Serravalle siamo uno dei territori più grandi della Toscana".

Cosa è migliorato in un anno? "Non abbiamo mai chiuso un ambulatorio, ci siamo stati sempre, anche quando la città era vuota e non c’era niente. Ma le persone ci sono state sempre vicino. Ci suonavano il campanello la mattina e ci portavano mascherine e visiere. Ma in un anno le cose sono molto migliorate. Una volta conosciuto il nemico, poi ci si organizza".