Sono andati a caccia dei colpi di tosse e il suo telefono è stato setacciato dagli inquirenti alla ricerca di una sua eventuale adesione a gruppi novax. Ma era tutto scritto negli atti stilati dai carabinieri del Nas al termine dei loro accertamenti: lei era estranea alla catena di contagi che si era sviluppata nel setting A della chirurgia del San Jacopo alla vigilia del Ferragosto 2021. All’origine della sua tosse c’era l’asma, di cui soffre da tempo, e lei si era subito allontanata dal reparto alla prima febbre a 37 e mezzo. Non era ancora vaccinata perchè sofferente di choc anafilattici e di allergie. Aveva prenotato la vaccinazione anticovid in forma protetta, in ospedale, proprio per scongiurare il rischio di choc anafilattico, ma la malattia si era manifestata prima che potesse vaccinarsi. Contagiata, con tutta probabilità, in ospedale. Tutto questo ha portato, l’altra mattina, al proscioglimento dell’infermiera sessantenne che finì nell’occhio del ciclone due estati fa: le fu data la colpa della morte, dopo il contagio, di un’anziana ricoverata in quel reparto, del contagio di due colleghi e di alcuni altri pazienti. Fu indagata per epidemia e lesioni e sospesa dal lavoro per inadempienza al vaccino obbligatorio. Un inferno durato fino all’altro ieri, quando la sentenza di non luogo a procedere pronunciata dal giudice per l’udienza preliminare Luca Gaspari le ha restituito un po’ serenità e senso di giustizia. Anche il pubblico ministero Leonardo De Gaudio aveva chiesto il non luogo a procedere. Ad assistere l’infermiera, che vive in Valdinievole e lavora da vent’anni a Pistoia, tra Ceppo e San Jacopo, gli avvocati Daniele Nicolin e Valentina Niccoli del foro di Pistoia.  "Il caso – ci hanno spiegato ieri i due legali – fu scatenato dal decesso di un’anziana le cui gravi condizioni furono ulteriormente compromesse dal covid. I reati ipotizzati erano epidemia colposa aggravata da lesioni e decesso. Negli atti di indagine, un fascicolo di 800 pagine, ci sono gli accertamenti svolti dai carabinieri del Nas di Firenze che smentivano le conclusioni dell’indagine interna svolta dall’Asl e dentro c’era già l’assoluzione della nostra assistita. Erano errate le conclusioni dell’azienda. Un’altra persona era stata l’“untore“, involontario, positiva, asintomatica, contro la quale, che noi si sappia, non sono stati presi provvedimenti. Ma l’attenzione si concentrò sull’infermiera, non vaccinata. E’ stata fatta anche una perizia informatica per vedere se apparteneva a gruppi novax".  "A quell’epoca – ci ha detto l’infermiera – si poteva lavorare, protetti, anche da positivi asintomatici. Io fui accusata di aver violato i protocolli quando, al primo sintomo, la febbre oltre 37°, sono andata subito a fare il tampone e mi sono ritirata. Ho avuto la vita distrutta per due anni. Non sono novax. Il vaccino lo avevo prenotato con i dovuti accorgimenti perchè ho avuto choc anafilattici, ma mi sono ammalata prima e poi ho dovuto aspettare. Ho sofferto molto. Rivorrei la mia dignità. E anche delle scuse. Ho sempre fatto il mio lavoro con amore". Gli avvocati preparano i prossimi passi: la restituzione degli stipendi non percepiti e la causa civile contro l’Asl. La Cassazione, ricorda Nicolin, parla chiaro: "Ci insegna che i comportamenti omissivi non possono integrare la fattiospecie di epidemia colposa". l.a.

Cronaca

Sono andati a caccia dei colpi di tosse e il suo telefono è stato setacciato dagli inquirenti alla ricerca di una sua eventuale adesione a gruppi novax. Ma era tutto scritto negli atti stilati dai carabinieri del Nas al termine dei loro accertamenti: lei era estranea alla catena di contagi che si era sviluppata nel setting A della chirurgia del San Jacopo alla vigilia del Ferragosto 2021. All’origine della sua tosse c’era l’asma, di cui soffre da tempo, e lei si era subito allontanata dal reparto alla prima febbre a 37 e mezzo. Non era ancora vaccinata perchè sofferente di choc anafilattici e di allergie. Aveva prenotato la vaccinazione anticovid in forma protetta, in ospedale, proprio per scongiurare il rischio di choc anafilattico, ma la malattia si era manifestata prima che potesse vaccinarsi. Contagiata, con tutta probabilità, in ospedale. Tutto questo ha portato, l’altra mattina, al proscioglimento dell’infermiera sessantenne che finì nell’occhio del ciclone due estati fa: le fu data la colpa della morte, dopo il contagio, di un’anziana ricoverata in quel reparto, del contagio di due colleghi e di alcuni altri pazienti.
Fu indagata per epidemia e lesioni e sospesa dal lavoro per inadempienza al vaccino obbligatorio. Un inferno durato fino all’altro ieri, quando la sentenza di non luogo a procedere pronunciata dal giudice per l’udienza preliminare Luca Gaspari le ha restituito un po’ serenità e senso di giustizia. Anche il pubblico ministero Leonardo De Gaudio aveva chiesto il non luogo a procedere. Ad assistere l’infermiera, che vive in Valdinievole e lavora da vent’anni a Pistoia, tra Ceppo e San Jacopo, gli avvocati Daniele Nicolin e Valentina Niccoli del foro di Pistoia. 
"Il caso – ci hanno spiegato ieri i due legali – fu scatenato dal decesso di un’anziana le cui gravi condizioni furono ulteriormente compromesse dal covid. I reati ipotizzati erano epidemia colposa aggravata da lesioni e decesso. Negli atti di indagine, un fascicolo di 800 pagine, ci sono gli accertamenti svolti dai carabinieri del Nas di Firenze che smentivano le conclusioni dell’indagine interna svolta dall’Asl e dentro c’era già l’assoluzione della nostra assistita. Erano errate le conclusioni dell’azienda. Un’altra persona era stata l’“untore“, involontario, positiva, asintomatica, contro la quale, che noi si sappia, non sono stati presi provvedimenti. Ma l’attenzione si concentrò sull’infermiera, non vaccinata. E’ stata fatta anche una perizia informatica per vedere se apparteneva a gruppi novax". 
"A quell’epoca – ci ha detto l’infermiera – si poteva lavorare, protetti, anche da positivi asintomatici. Io fui accusata di aver violato i protocolli quando, al primo sintomo, la febbre oltre 37°, sono andata subito a fare il tampone e mi sono ritirata. Ho avuto la vita distrutta per due anni. Non sono novax. Il vaccino lo avevo prenotato con i dovuti accorgimenti perchè ho avuto choc anafilattici, ma mi sono ammalata prima e poi ho dovuto aspettare. Ho sofferto molto. Rivorrei la mia dignità. E anche delle scuse. Ho sempre fatto il mio lavoro con amore".
Gli avvocati preparano i prossimi passi: la restituzione degli stipendi non percepiti e la causa civile contro l’Asl. La Cassazione, ricorda Nicolin, parla chiaro: "Ci insegna che i comportamenti omissivi non possono integrare la fattiospecie di epidemia colposa".
l.a.

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