"Costi alti e rimborsi insufficienti Montagna, associazioni in crisi"

L’allarme del presidente della Misericordia di Cutigliano: "Difficile andare avanti. Sempre meno volontari"

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Colta da malore si accascia a terra e viene soccorsa da alcuni dipendenti della Società Doganaccia 2000 che si trovano sul posto. I presenti si rendono conto della gravità della situazione e chiamano il 118, che allerta la Misericordia di Cutigliano che nel frattempo sta rientrando da un intervento fatto su un incidente stradale. La signora protagonista dell’avventura, fortunatamente a lieto fine, offre a Romano Biolchini, presidente della Misericordia di Cutigliano, l’occasione per una riflessione di ampio respiro sui problemi di sopravvivenza per le associazioni di volontariato

"Quello che è successo qualche giorno fa mette in evidenza alcune cose: l’importanza dell’esistenza sul posto di un’associazione che si occupa dell’assistenza alle persone, di volontari che operano con professionalità e dedizione, di un ospedale con pronto soccorso con l’auto medica, la presenza di apparecchi importanti come il Dae in ogni paese – sottolinea Biolchini – Per quanto riguarda le associazioni che, come la Misericordia di Cutigliano, operano in un territorio vasto come la montagna, dove le percorrenze sono lunghe, dove i numeri giocano tutti a sfavore, dove i costi di gestione e manutenzione sono molto elevati, la carenza sempre maggiore di volontari è un problema enorme. Tra l’altro viene richiesto sempre più tempo per operare, con sempre maggiori responsabilità e capacità, ne consegue che le associazioni, tutte, per poter mantenere fede ai servizi che vengono richiesti dai cittadini, devono per forza rivolgersi a dipendenti, con un conseguente aumento esorbitante dei costi, di contro i compensi sono sempre gli stessi e addirittura si pensa ai tagli". Secondo Biolchini questo sistema, orientato a maggiori responsabilità a fronte di una mancata compesazione dei maggiori costi, "costringe tante associazioni a non essere più in grado di operare e riducono la loro attività gravitando sulle poche persone che rimangono, oppure costringe ad abbandonare i cittadini al loro destino".

In effetti la questione occupa da tempo un sofferto dibattito su cosa si debba e cosa invece si possa fare. I rimborsi chilometrici riconosciuti sono sempre meno rispondenti ai costi, l’acquisto di un’ambulanza attrezzata per emergenza supera abbondantemente i 100mila euro, la normativa regionale ne limita l’utilizzo negli anni e i contributi, per quanto sostanziosi, non bastano che a coprire la metà dell’acquisto. Ma i costi di carburante e manutenzione, sommati alle varie spese collegate, superano la cifra che la sanità pubblica rimborsa alle associazioni. Basta vederne i bilanci che qualcuna presenta in perdita da anni, per rendersene conto.

Andrea Nannini