REDAZIONE PISTOIA

Corsa alle consegne in Usa: "Sarà dura per le aziende stare sul mercato estero"

Confindustria Toscana Nord esprime preoccupazione per i dazi al 30% di Trump . Misura che si somma al pessimo cambio euro/dollaro: i consumi ne risentiranno. Per il distretto locale è partita la rincorsa alle spedizioni e gli ordini sono fermi .

Fabia Romagnoli. , presidente di Confindustria Toscana Nord

Fabia Romagnoli. , presidente di Confindustria Toscana Nord

La doccia fredda del 30% di dazi Usa è piovuta sulle merci europee quando l’ipotesi su cui si stava ragionando era quella, già temibile, del 10%. Non c’è ancora nulla di definitivo, dato che il nuovo regime diverrà operativo dal 1° agosto e le prossime due settimane saranno caratterizzate da un dialogo - dai toni probabilmente in parte concilianti e in parte ritorsivi - fra Unione Europea e Stati Uniti: qualche apertura sembra esserci ma la preoccupazione fra le imprese è forte.

Le esportazioni complessive dell’area Lucca-Pistoia-Prato verso gli Usa sfiorano nella media degli ultimi anni gli 800 milioni annui, pressoché esclusivamente dovuti a prodotti manifatturieri e in progressiva crescita; il mercato statunitense rappresenta il 7,6% del totale dell’export delle tre province. Meno ingenti ma comunque significative anche le importazioni, quantificabili in 180 milioni di euro annui (3,5% del totale).

I settori dell’area interessati alle esportazioni verso gli Usa sono per il 20% macchinari e apparecchi, principalmente macchine per l’industria cartaria e per il tessile (160 milioni euro nella media degli ultimi anni); per questi prodotti il mercato statunitense vale il 50% del totale, ed è quindi il primo per importanza. Un altro 20% di valori all’export è rappresentato dai prodotti alimentari, e anche per questi gli Usa sono il primo mercato di riferimento con una quota del 30%. Gli Usa sono il primo mercato, con riferimento all’area di Confindustria Toscana Nord, anche per il lapideo (quota del 40% del totale dell’export del settore) e le calzature (quota del 20%). Secondo mercato invece per la farmaceutica e i prodotti in metallo, con una quota, comunque rilevante, del 17%.

"Il tema dei dazi è cruciale per il territorio di Lucca, Pistoia e Prato, in termini sia diretti che indiretti - commenta la presidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli - e l’introduzione di aumenti così consistenti va a sommarsi all’attuale rapporto di cambio euro/dollaro che già da solo costituisce un ostacolo forte all’export. Al di là degli effetti immediatamente misurabili sui singoli prodotti, infatti, il rischio forse più grave è di sistema, che si abbatterà sulle catene di produzione nel loro complesso, incluse quelle statunitensi. Le importazioni negli Usa di semilavorati, ad esempio, colpiranno le produzioni dello stesso paese importatore. Non bisogna dimenticare che il problema è già in atto: per esempio su acciaio e alluminio i dazi erano al 25% già prima del ritorno alla presidenza di Trump, che li ha portati al 50% in partenza sulla sola materia prima; ma da marzo c’è stato anche l’allargamento dell’imposizione ai prodotti derivati, divenuti estremamente costosi negli Usa.

Le barriere tariffarie di un paese importante come gli Stati Uniti ne innescano altre, fanno lievitare prezzi e inflazione, deprimono i consumi: a rimetterci saremo un po’ tutti, inclusi verosimilmente gli stessi Stati Uniti. L’Unione Europea dovrà calibrare la propria posizione con realismo e fermezza, sperando in una rimodulazione meno impattante di quella prospettata. Ma occorre anche che a livello europeo (oltre che di governo italiano per quanto in suo potere) questa occasione venga vissuta come uno stimolo forte a tarare le proprie politiche economiche in senso più favorevole allo sviluppo industriale. A livello nazionale rimane anche, in buona parte irrisolto, il problema dei costi energetici".

"Gli Usa rappresentano per Pistoia il 6,4% del totale esportazioni, per un valore di 114 milioni di euro - aggiunge a sua volta il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Massimo Capecchi - e per tre settori qualificanti nella nostra provincia (alimentari,calzature e, con le specifiche del caso, macchinari e apparecchi) il mercato statunitense rappresenta il primo sbocco commerciale. Per questa ragione non è sufficiente esprimere mera preoccupazione, ma occorre chiarire che se la situazione daziaria annunciata non cambierà, le conseguenze saranno gravi e in certi casi irreversibili. Alcuni colleghi, con cui ho parlato, mi dicono che fino ad oggi, spalmando gli aumenti già intervenuti sul prodotto finale sono riusciti a stare sul mercato, erodendo comunque i margini di ricavo derivanti da quel mercato.

Oltre non ha senso andare, e con un ulteriore 30% di onere da sostenere diventerà impensabile esportare in Usa. Ad oggi sappiamo che esiste una rincorsa a consegnare - per chi può farlo - entro il 31 di luglio, mentre sono fermi gli altri ordini, anche già acquisiti. La misura delle nostre aziende non consente, in molti casi, nemmeno di pensare di aprire filiali, laboratori o divisioni oltre oceano. In questo clima, di caos e non solo di incertezza, solo una buona politica può contribuire a rasserenare il clima e restituire situazioni accettabili di commercio e impresa".