
Brigidini
Lamporecchio (Pistoia), 9 maggio 2020 - Le restrizioni per combattere il coronavirus colpiscono anche i fabbricanti e i venditori ambulanti di 'brigidini', cialda dolce tipica delle feste di piazza, dei mercati, dlle fiere popolari e delle sagre della Toscana, che per protesta hanno consegnato le chiavi dei loro furgoni e dei loro laboratori al sindaco di Lamporecchio ( Pistoia), il paese noto per essere la 'capitale' di questo dolciume. Questi commercianti saranno gli ultimi a tornare in «pista» e, con ogni probabilità, si troveranno davanti un contesto completamente cambiato dalle abitudini delle persone.
Oggi le aziende (tra produttori, distributori e commercianti) sono un centinaio e, compreso l'indotto, sono 350 le famiglie il cui reddito dipende dal brigidino. «Purtroppo - rileva il sindaco Alessio Torrigiani - si tratta di un settore molto specifico, che si sviluppa soprattutto attorno gli appuntamenti fieristici e che, per avere successo, ha bisogno proprio di quegli assembramenti oggi vietati dalla legge. Per questo ho chiesto ai brigidinai di elaborare un documento con alcune proposte da portare assieme in Regione: cominciamo a pensare a come tornare a lavorare in un quadro di mutate condizioni sociali».
Il brigidino è infatti il prodotto tipico di Lamporecchio, e attorno a questo gira buona parte dell'economia locale addirittura fin dall'800, quando i brigidinai percorrevano chilometri e chilometri per portare i loro prodotti nelle fiere e nei mercati di mezza Toscana.