Caldo record, l'allarme: "Operai stremati nei capannoni"

I sindacati: "Bisogna ripensare orari e periodi di ferie per il settore del tessile"

Allarme caldo fra i lavoratori tessili: i sindacati chiedono interventi

Allarme caldo fra i lavoratori tessili: i sindacati chiedono interventi

Pistoia, 23 luglio 2022 - Fa caldo. L’estate rovente con temperature ben al di sopra della media stagionale, come non si vedeva dall’estate del 2003, sta diventando un problema per i lavoratori del distretto tessile, a Prato come nella piana pistoiese e non solo, costretti ormai dalla fine di maggio a lavorare in un clima infuocato. Mentre la colonnina di mercurio è fissa praticamente da settimane sopra 35 gradi, all’interno dei capannoni industriali arriva a toccare e superare per la gran parte della giornata i 40, temperature record che mettono alla prova un’intera classe operaia non più giovanissima come è quella del tessile, con più della metà dei 35.000 dipendenti alla soglia della pensione.

"Un problema", dicono i sindacati decisi a dare battaglia perché la questione caldo sia affrontata in modo strutturale. Non è più una semplice lamentela stagionale: le estati roventi sono e saranno sempre più all’ordine del giorno, ripetono gli esperti. Una previsione che impone una riflessione con le associazioni di categoria perché, assicurano i sindacati, "lavorare otto ore con più di 40 gradi mette a dura prova la salute dei lavoratori".

Rifinizioni e tintorie hanno le lavorazioni che mettono più in difficoltà gli operai, a causa dell’umidità che all’interno dei capannoni rende il clima percepito molto più alto del reale e quindi ancora più insopportabile. Per limitare i disagi e prevenire eventuali malesseri il Dipartimento di prevenzione e igiene dell’Asl alla fine di maggio aveva diffuso nelle aziende del distretto delle linee guida per la salvaguardia della salute dei dipendenti e per evitare colpi di calore. Quindi distributori d’acqua, sali minerali e dove possibile areazione dei locali. Il problema è che quando fuori non tira un alito di vento e il solleone è una costante, non è facile abbassare le temperature all’interno di stabilimenti industriali costruiti, nella gran parte dei casi, alla fine degli Settanta con materiali tutt’altro che isolanti.

"I lavoratori bevono anche quattro litri di acqua per ogni turno in fabbrica – spiega Ingrid Grasso, responsabile tessile Cisl – Si integrano con sali minerali per sopportare l’afa, ma la resistenza ha un limite e il problema del caldo in azienda è una questione che va affrontata a livello strutturale con misure che non siano una tantum per gestire l’emergenza, ma che diventino di dominio comune". In effetti questa estate rovente sta davvero mettendo a dura prova la resistenza di chiunque.

"Le soluzioni non sono semplici, ma se non inizia una discussione non saranno mai trovate", aggiunge Grasso. Da parte del mondo industriale c’è resistenza all’argomento. "Non è facile arrivare ad una soluzione, a parte qualche singolo accorgimento il problema del caldo resta e inizia a diventare pesante. I lavoratori sono stremati".

I sindacati propongono alcune soluzioni: "Compatibilmente con il settore si potrebbe iniziare a dilatare le ferie – spiega la Cisl – Inutile chiudere ad agosto quando la stagione è ormai già passata, bisognerebbe spalmare il periodo di ferie anche nel mese di luglio, così da dare un po’ di stacco ai lavoratori e quindi permettere loro di riprendere forza". Una questione tutta’altro che banale in un distretto come quello tessile che lavora con la stagionalità. "Con la volontà nulla è impossibile", rilancia la Cisl. Altra soluzione è un cambio degli orari sull’onda della sperimentazione che la Richard Ginori sta mettendo in pratica, proprio perché lavorare con i forni per cuocere le ceramiche è diventato impossibile durante le ore più calde. "Si può pensare di anticipare gli ingressi della mattina e posticipare i turni serali, lasciando libere le ore centrali". Il sindacato ha gettato l’esca, vediamo se verrà raccolta.