Carezze e sms intimi, insegnante condannato per atti sessuali su un allievo

Avrebbe sfiorato un sedicenne durante le lezioni, e gli ha scritto: "Ti amo". Il giudice: 4 anni e 4 mesi

Polizia

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Pistoia, 21 febbraio 2019 - Quelle lezioni di musica erano per lui anche un’importante occasione per socializzare con i suoi coetanei, un modo per vincere la timidezza e per uscire di casa e divertirsi. Ma, nel tempo, qualcosa è cambiato, soprattutto con il suo insegnante: un rapporto, il loro, diventato via via più confidenziale, anche attraverso lo scambio di messaggi in chat. Un giorno, il ragazzo, all’epoca dei fatti 16 enne, in preda a un attacco di panico, è stato portato in ospedale, al pronto soccorso. Ed è stato lì che la psicologa di turno, parlando con l’adolescente, ha scoperto l’esistenza di quelle chat e si è decisa a denunciare l’insegnante.

I fatti risalgono al 2016 e ieri il tribunale di Pistoia ha pronunciato la sentenza di condanna. Una sentenza durissima, perché l’uomo, 25 anni, incensurato, è stato condannato, in abbreviato, a una pena di 4 anni e 4 mesi di reclusione, oltre al pagamento di 20mila euro di risarcimento, per il reato di atti sessuali su minorenne. Il pm, Giuseppe Grieco, che aveva diretto le indagini della polizia, ne aveva chiesti due. Ma il giudice Patrizia Martucci è andata ben oltre questa richiesta, probabilmente valutando la particolare posizione del maestro, a cui sarebbe stata affidata la tutela del minore nelle ore di lezione che svolgeva.

«Si tratta di una sentenza esorbitante – commenta l’avvocato difensore, Fausto Malucchi – Anche in considerazione dei fatti contestati. Tutto gravita infatti attorno a quelle chat, con le quali, secondo l’accusa, sarebbe provata l’intenzione dell’insegnante di carpire la buona fede del minore per indurlo ad accettare le sue attenzioni. Attenzioni, però, non dimostrate: si parla di uno sfioramento io dico casuale, della gamba durante una lezione di musica, o un altro sfioramento delle parti intime. Fatti sui quali sia l’insegnante che l’allievo avevano scherzato nella loro chat».

Ma serebbe proprio il contenuto di quei messaggi a destare il sospetto di un rapporto più intimo, finalizzato forse ad un approccio, che tuttavia non si sarebbe mai consumato. In una di quelle chat, infatti, il 25enne avrebbe scritto al suo allievo la frase «ti amo». Un sms inequivocabile, secondo l’ipotesi accusatoria, che racchiuderebbe un chiaro messaggio sessuale. Poi ci sarebbero stati due sfioramenti, uno nelle parti intime, e un bacio sulla guancia. La giovane vittima è difesa dagli avvocati Massimo Magli e Silvia Batacchi.

«Non c’era alcuna connotazione sessuale in quegli sms – sostiene invece la difesa – Ora aspettiamo di leggere le motivazioni».

Martina Vacca