Caldo e piste vuote, uno scenario spettrale

Il nostro reportage dall’Abetone: un’intera economia messa in ginocchio dalle disdette per un inverno che fatica ad arrivare

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Che peccato. Sci e ciaspole per adesso rimangono attaccate al chiodo. Certo le passioni possono aspettare, ma questo non vale per l’economia di un territorio che purtroppo o per fortuna, d’inverno è legata alla neve. La desolazione e lo stupore ti cadono addosso mentre ti avvicini ad Abetone invece di chi naturalmente dovrebbe farlo in questo periodo dell’anno: la neve. La strada per salire sul passo è incredibilmente priva di traffico. Per quanto piacevole possa essere arrivare a destinazione con tempi accettabili, adesso non è certo un buon segnale. Lei, la dama bianca, al momento risulta la grande assente di questo inverno. E con lei sono assenti tutti i suoi amanti con la conseguente pioggia di disdette da parte dei turisti. La media delle rinunce si aggira intorno al 95%: in molti quindi han scelto di chiudere adesso per riaprire verso fine mese, per cercare di tamponare le perdite. Alcuni si domandano se questa non sia la dimostrazione che il comprensorio abetonese sia ancora troppo e solo legato alla neve per il turismo invernale, così che, in assenza di questa, l’economia rallenta clamorosamente.

Sono i primi di gennaio, l’aria fredda e pungente dovrebbe far frizzante il naso. Invece in piazza dell’Abetone la temperatura è arrivata, poco dopo pranzo, anche ben oltre lo zero. Si son viste giornate di sole che sarebbero state da richiamo per tantissimi appassionati e sciatori che avrebbero solcato piste e preso d’assalto rifugi e ristoranti. Per adesso rimane un ricordo del tempo che fu. C’è addirittura chi posta la propria foto con abbigliamento leggero su Instagram, dentro la cornice di quel cuore rosso che domina la piazza, scrivendo a commento: estate o inverno?! Perché quel sole caldo che pian piano se ne va verso il crinale illumina un paese con pochissime persone a passeggio, parcheggi inusualmente vuoti, e piste da sci ancora di verde vestite. Qualche piccola isola bianca resiste a stento dall’essere mangiata dalle temperature. Senza dubbio per queste vacanze di Natale il clima ha fatto capire di esser cambiato. E c’è da pensare a delle soluzioni. Il personale degli impianti ci ha provato a mettere in funzione i cannoni spara neve. Tentativo vano. Fa troppo caldo, e per giorni la montagna è stata anche avvolta dalla nebbia. Ma loro non mollano e continuano ad adoperarsi e si dichiarano pronti: se arriva il freddo faranno sciare. Intanto sia gli impianti per arrivarci che i rifugi in quota sono aperti ugualmente. In quelle isole qualche bambino si accontenta di quei pochi metri di neve per qualche sprazzo di felicità sugli slittini. L’euforia dei bambini dista solo pochi metri dalla preoccupazione dei grandi. Quei grandi che al mondo della neve vedono collegata la loro attività. Gli operatori degli impianti guardano le cabine vuote girare, una dopo l’altra. Negozi deserti, alcuni bar e ristoranti hanno deciso di tenere chiuso. Poi c’è chi resiste per dar accoglienza a quei pochi turisti presenti. Ma tutti guardano i giorni a venire con preoccupazione. La visione futura è offuscata. A ribadire il concetto verso sera arriva nuovamente la nebbia. In un secondo torna a inghiottire le luci delle feste appene passate. Che peccato.

Gabriele Acerboni