Quella che è andata in scena mercoledì pomeriggio in Consiglio comunale è una rappresentazione molto parziale della realtà. Quella che esprime la voce di un’esigua minoranza, quattro o cinque famiglie, che oltretutto non hanno mia frequentato la chiesa, né la parrocchia. A dirlo è don Massimo Biancalani, parroco di Vicofaro, dopo l’audizione in Consiglio comunale del Comitato dei residenti, con il presidente Gabriele Rafanelli.
"Mi hanno colpito – spiega il don - soprattutto i toni violenti e l’aggressività del presidente del Comitato, Rafanelli, con cui tra l’altro ho chiesto spesso un confronto. Non è vero che le abitazioni nel quartiere si sono svalutate, per la presenza del centro di accoglienza. Ma, soprattutto, questa aspra battaglia è frutto della lotta di un’esigua minoranza, che assolutamente non rappresenta il quartiere. Si tratta di quattro famiglie, che inoltre io non ho mai visto frequentare la chiesa né la parrocchia. Stupisce il loro improvviso interesse a difesa della chiesa di quartiere. La mia chiesa non è quella profumata e ordinata, è quella del Vangelo, che accoglie i diseredati".
Riguardo alla raccolta firme per chiedere di cessare l’attività del centro di accoglienza, don Biancalani commenta: "A quanto ne so, i numeri sono davvero pochi. Certo, posso capire che si dica che c’è qualche disagio, ma affermare che le vite sono distrutte è inaccettabile: una posizione del tutto contraria all’atteggiamento cristiano"
E sull’ordinanza di sgombero del luglio scorso, don Biancalani stoppa ogni replica: "Abbiamo presentato ricorso e il Tar l’ha sospesa, in attesa di pronunciarsi in via definitiva. Per cui non capisco di cosa si stia ancora parlando. Se si passa per la legge, poi bisogna rispettarla".
Intanto, prosegue il censimento richiesto dal bando della Società della Salute e portato avanti con le cooperative. Un’attività rispetto alla quale il parroco di Vicofaro non si è mai opposto, anzi si è detto fin da principio pronto a collaborare.
"Come ho sempre affermato – spiega Biancalani – i nostri uffici avevano già tutto il materiale richiesto, come documenti e cartelle cliniche degli ospiti, ma sebbene si sia deciso di procedere daccapo con questa raccolta, noi siamo stati sempre a disposizione e continueremo ad esserlo. Sono d’accordo con il sindaco quando dice che Vicofaro e Pistoia non possono essere l’unico centro nell’area metropolitana, ma l’unico modo di cambiare le cose è trovare strutture alternative, che possano garantire una prima accoglienza e progetti che favoriscano l’autonomia lavorativa e abitativa di questi ragazzi".
Martina Vacca