Bar, ristoranti e negozi: è un altro lockdown "Pochi clienti, pronti a rivedere gli orari"

C’è chi è costretto a buttare il cibo che avanza e chi sta pensando di chiudere prima per non pagare maxi bollette dell’energia "Sembra di essere nel 2020, solo che stavolta non arriveranno ristori. E nessuno può sapere quando tornerà la vita normale"

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Omicron continua a tenere stretta nella sua morsa l’Italia, Pistoia compresa. E a pagarne le conseguenze sono (anche) le attività economiche, sia del centro che della periferia. In giro infatti c’è il vuoto: sono pochi quelli che vanno a passeggio, ancora meno quelli che entrano in negozi, bar e ristoranti. Una vera e propria catastrofe questo inizio di 2022 per gli esercizi commerciali. Con le persone chiuse in casa perché contagiate oppure per via di un contatto con un positivo, l’economia della città si è completamente bloccata, con il rischio sempre più concreto di un collasso se qualcosa non dovesse cambiare a stretto giro. Basti pensare che i titolari sono costretti a fare i conti con un giro di clienti in alcuni casi davvero in picchiata: -50% rispetto alle scorse settimane. Lo dice ad esempio Francesca La Mattina della bottega alimentare Pan di Zucchero sulla Sala: "Sia durante la settimana che nel weekend non si vede passare praticamente nessuno. Ultimamente la situazione è peggiorata tantissimo dal punto di vista delle presenze in centro. Alla fine della giornata mi tocca sempre buttare via un sacco di prodotti rimasti invenduti. Prima ad esempio tenevo 100 chili di pane e finivano senza problemi. Adesso ne ho massimo 30 e alcune volte faccio fatica a smaltirli". La musica non cambia ascoltando la testimonianza di Giuseppe Treno, detto "Pino", del Caffè Duomo.

"Il numero di persone che entrano nel locale si è dimezzato purtroppo. Fra chi è costretto all’interno delle proprie mura domestiche dal Covid-19 e chi ha paura del virus, sembra di essere tornati a quando eravamo in lockdown. Sinceramente non so quanto dovremo attendere prima di riprendere a lavorare in una condizione di normalità". Gli orizzonti non sono certo incoraggianti secondo Rosita Natola, titolare del ristorante Pochi Intimi in via del Lastrone: "Temo che questa situazione durerà almeno fino a marzo, se non fino ad aprile. E’ un disastro: capitano dei giorni in cui davvero vengono in pochissimi e sono costretta a buttare il cibo. Sto pensando di fare come alcuni colleghi, che hanno deciso di chiudere o comunque di ridurre gli orari di lavoro. Causa anche il rincaro in bolletta, tenere sempre aperto non mi conviene". Sconforto e frustrazione anche dalle parti di via del Duca, dove è ubicato il ristorante Stilnovo. "L’unico giorno in cui stiamo lavorando a un regime accettabile è il sabato, per il resto della settimana è un disastro – spiega Giulia Nencini – L’aspetto peggiore di questa vicenda è che non vediamo la fine: pare di essere finiti in tunnel in questi due anni dal quale non riusciamo davvero a uscire. Questo è a tutti gli effetti un lockdown, solo che di aiuti dallo Stato non ne arrivano e in più ci sono bollette sempre più care".

Come i ristoranti, anche i negozi di abbigliamento non se la passano affatto bene: "Nonostante i saldi, che non stanno affatto decollando, continuo ad accogliere troppe poche persone. Saremo attorno a un -30% per quanto riguarda le presenze dei clienti", la posizione di Derek Simoni di Milano 51 in via Camillo Benso Cavour.

"Siamo in un periodo davvero delicato – aggiunge Rossella Blasco del negozio Dilorè in via Roma – Speravamo che i saldi potessero dare un po’ di slancio ai nostri affari e invece sono cominciati nel momento più sbagliato possibile. Non ci resta che augurarci che i contagi comincino a calare, altrimenti saranno dolori".

Francesco Bocchini