Bambino figlio di due donne. «Porterà il cognome di entrambe»

Il Tribunale: «Tutelato il minore, che avrà così una coppia di genitori»

Il presidente del Tribunale di Pistoia, Fabrizio Amato

Il presidente del Tribunale di Pistoia, Fabrizio Amato

Pistoia, 6 luglio 2018 - Porterà il cognome di entrambe le sue mamme ma, soprattutto, avrà riconosciuto il diritto all’assistenza, al mantenimento e alla successione, di entrambi i genitori, proprio come un bimbo nato da una coppia formata da un uomo e da una donna. E’ questo il principio che ha ispirato il recente decreto del tribunale di Pistoia, che ha riconosciuto ad una coppia di donne di Montale di poter dare al bimbo, nato mediante procreazione medicalmente assistita, svolta in Spagna, il cognome di entrambe le mamme. Le donne, infatti, avevano presentato ricorso dopo che il sindaco di Montale aveva negato loro, all’atto di nascita del piccolo, la possibilità di dargli entrambi i cognomi. Il Tribunale, riunito in camera di consiglio, presidente Fabrizio Amato, giudice relatore Laura Maione, e giudice Giulia Gargiulo, ha riconosciuto la illegittimità del rifiuto reso dal sindaco di Montale alla richiesta di riconoscimento del bambino avanzato dalla donna che non è madre biologica.

Un rifiuto che, secondo i giudici di Pistoia, sarebbe contrario al superiore interesse del minore ad avere riconosciuto il «diritto alla bigenitorialità – come si legge nel decreto – un diritto del minore ad instaurare relazioni affettive stabili con entrambi i genitori».

Contattate da noi telefonicamente, le mamme, che sono assistite dall’avvocato Federica Tempori, legale dell’Associazione Famiglie Arcobaleno, hanno preferito non rilasciare dichiarazioni sulla vicenda che le ha viste protagoniste, una gioia che arriva al termine di un percorso faticoso e, immaginiamo, non indolore.

Il piccolo è nato all’ospedale di Prato e ora sta bene. La coppia, che convive da anni, ed è unita civilmente, ha deciso di ricorrere alla PMA di tipo eterologo (la procreazione medicalmente assistita) in Spagna, perché in Italia questa opportunità è consentita solo alle coppie eterosessuali. «Il decreto del Tribunale – come spiega il giudice estensore Laura Maioni – non discende da idee etiche né tanto meno politiche ma da un’interpretazione del quadro normativo: l’interesse del minore, in questo senso, non può essere pregiudicato dai comportamenti, posti in essere dai genitori, che siano contrari all’ordinamento giuridico». E l’interesse del bambino è quello «di vedersi riconosciuto come figlio delle mamme che lo hanno voluto».

Martina Vacca

Giacomo Bini