Allarme industria: produzione in calo del 50%

Dati choc diffusi dall’Irpet durante l’assemblea di Cna Toscana Centro. "Un patto per ricominciare, a partire dalle piccole imprese".

di Stefano De Biase

PISTOIA

Ad aprile

la produzione industriale in provincia di Pistoia è crollata di poco meno del 50% rispetto allo stesso periodo del 2019. A rivelarlo sono i dati elaborati dall’Irpet per conto di Cna Toscana Centro, illustrati ieri nel corso dell’assemblea pubblica on line organizzata dall’associazione di categoria.

Il dibattito, a cui hanno partecipato il presidente di Cna Toscana Centro Claudio Bettazzi, il presidente di Cna Toscana Luca Tonini e i due sindaci di Prato e Pistoia, Biffoni e Tomasi, è stato moderato dal vicedirettore de La Nazione Piero Fachin. L’indagine fotografa l’effetto pandemia rivela un vero e proprio crollo dell’economia Toscana, con l’80% della produzione regionale andato in fumo nel primo trimestre del 2020 (sempre in paragone con lo stesso periodo del 2019). Anche a Pistoia il lockdown ha picchiato dura e addirittura secondo l’Irpet potrebbe perdere in tutto il 2020 ben il 10% del Pil.

La situazione è negativa in tutta la regione, visto che la Toscana nell’aprile di quest’anno ha perso il 50% della produzione industriale (a marzo il calo era stato del 33%). La crisi si è fatta sentire in tutti i comparti. La contrazione della produzione si è però registrata con maggiore forza nel settore tessile, abbigliamento, pelli, accessori e fabbricazione di mezzi di trasporto dove il crollo è stato dell’80%. Il manifatturiero invece è calato del 70%. A resistere nel mese di aprile 2020 sono state le imprese di produzione di energia elettrica, gas, chimica e farmaceutica con un calo del 10%. Al di sotto di questa percentuale ci sono solo le industrie alimentari, di bevande e tabacco. Per quanto riguarda i lavoratori, l’80% di addetti costretti al lockdown si sono registrati nei settori del made in Italy come tessile e abbigliamento. E poi metalmeccanica e servizi turistici. A restare in attività quasi totalmente sono stati gli addetti del comparto trasporto merci e magazzinaggio. L’indagine durante l’assemblea di Cna è stata presentata da Leonardo Ghezzi capo economista Irpet: "Un’analisi che mette in luce una situazione di difficoltà per tutta la regione Toscana – ha spiegato – Ma che può rappresentare una base di partenza per programmare il futuro". Alla luce di questa indagine Cna chiede ai sindaci di "organizzare tavoli di lavoro per ottenere risultati concreti".

In primis liquidità per scongiurare un’ondata di 20mila fallimenti in Toscana. In che modo? Con strumenti a misura delle Pmi, utilizzando fondi pubblici per erogare finanziamenti di piccoli importi e consentendo l’accesso alla finanza innovativa come alternativa al credito bancario. Poi con l’estensione del bonus al 110% pure per rilanciare le filiere produttive e il manifatturiero. C’è anche la richiesta di accelerare i processi di digitalizzazione e incentivare l’ingresso nel mondo del lavoro di giovani motivati con competenze elevate e differenziate. Cna chiede anche di snellire i tempi e le procedure delle pubbliche amministrazioni e una riforma fiscale che sposti il carico maggiore non su capitale e lavoro ma su rendita finanziaria e patrimoni non messi a frutto. Infine vengono ritenute fondamentali le aggregazioni fra imprese e filiere, forti investimenti sull’innovazione e sull’economia green e fondi strutturali da parte della Regione. "Se le previsioni dell’Irpet dovessero essere confermate si tratterebbe della contrazione più pesante mai osservata nei dati ufficiali dal dopoguerra ad oggi", dice il presidente di Cna Toscana Centro Claudio Bettazzi.

"La crisi territoriale è così grave che bisogna subito avviare uno sforzo eccezionale per salvare tutte le imprese. Serve un gigantesco piano strategico di investimenti per la ricostruzione dell’intero Paese e delle economie locali. Un piano che dovrà servire sia per utilizzare al meglio le ingenti risorse comunitarie, sia per curare i mali cronici che da sempre impediscono alle imprese di crescere ed essere competitive. In gioco c’è la sopravvivenza nei prossimi mesi del 20% delle imprese associate. Un impatto che potrebbe essere ben minore se dalle istituzioni arriveranno interventi mirati".

Amare anche le considerazioni del sindaco di Pistoia, Tomasi: "Prima avevamo un avanzo di bilancio e abbiamo sempre fatto investimenti. Dopo il lockdown siamo in passivo di 12 milioni. Se non vengono colmati si trasformano in mancati servizi erogati, in mancati investimenti sul territorio. Dal governo sono arrivate poche risorse. C’e’ stata data la possibilità, ingoiando il boccone amaro, di rinegoziare i mutui. Significa che nostri figli pagheranno qualcosa di più. Abbiamo avuto qualcosa del governo, ma non è sufficiente. È necessario per gli enti locali un quantitativo risorse che ci riporti alla situazione pre-Covid".