A Celle anche il vino è un’arte: ecco "Pina"

Il rosè è dedicato alla moglie di Giuliano Gori, con una etichetta speciale per "quelli che volano". E’ nato tutto come "atto d’amore"

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di Giacomo Bini

Dove convivono natura, arte e amore non possono mancare vino e olio. Per questo la collezione di arte ambientale più importante del mondo, quella di Celle, non può prescindere dalla vite e dall’olivo. Lo spiegano Giuliano Gori e sua figlia Stefania, nello studio di Giuliano, in una tiepida giornata invernale che anticipa la luce della primavera. "Questo vino rosato è un atto d’amore" dice Stefania presentando l’ultimo nato della fattoria, un vino denominato "Pina", il nome della moglie di Giuliano. L’etichetta della bottiglia, disegnata da Luigi Mainolfi, raffigura un’installazione realizzata dall’artista proprio sul tetto della fattoria, una panchina dedicata a Pina con il titolo "Per quelli che volano". Quando chiediamo a Giuliano Gori perché la fattoria e la produzione di olio e di vino vadano considerati parte integrante dell’esperienza artistica di Celle, lui risponde parlando degli olivi.

"L’olivo è come l’uomo – dice – ognuno è diverso dall’altro e se si sa leggere gli olivi, si scopre che ogni albero esprime un carattere". Coltivare gli olivi è come prendersi cura dell’unicità dell’individuo. La tradizione rurale toscana, la sua capacità di plasmare con estremo rispetto la natura, viene celebrata a Celle in molti modi, ma Gori sceglie un’opera emblematica, "I cerchi del tempo", realizzata da Alan Sonfist, l’artista che ha disegnato anche l’etichetta delle bottiglie dell’olio.

"Quando si trovava qui da noi – racconta – Sonfist ebbe l’ispirazione proprio da una collina nella zona agricola della nostra fattoria, dove trovò un cerchio fatto di olivi. L’artista allora piantò al centro di questo cerchio una serie di piante primarie, quelle primordiali nel processo dell’evoluzione, poi intorno pose i rami caduti da soli e raccolti nel bosco che fuse nel bronzo e, ancora intorno, il timo e l’alloro. Infine, per un anello ulteriore, tirò fuori dalla terra il galestro, una pietra fondamentale per la nostra tradizione agricola". Gori non usa concetti astratti quando parla della connessione tra arte, natura. Gli basta, per esprimere tutto, il gesto di Sonfist, che estrae dal suolo il galestro, la roccia argillosa più pronta a confondersi con la terra.

"Il galestro è determinante per la produzione del vino Chianti – fa notare – perché durante il giorno prende i raggi del sole e la notte li rilascia. Poi per le viti ci vuole l’esposizione e la nostra vigna ne ha una buona".

I vigneti di Celle si estendono su due ettari e mezzo. Ne viene prodotto, oltre al rosato "Pina", anche un rosso Chianti cento per cento sangiovese e il pregiato "Il cardinale" (Merlot e Syrah) la cui etichetta è opera dell’artista iraniano Hossein Golba, autore anche, nel parco di Celle, de "Le 7 fontane dell’amore". Il tema dell’amore ritorna sempre, come primo motore della straordinaria avventura di Giuliano e Pina Gori a Celle: amore per la bellezza, per la natura, i cui diritti sono a Celle un limite anche per l’arte, poi per il bosco incontaminato e insieme per le vigne e per gli olivi, che sono unici come l’uomo.