Pistoia, 21 gennaio 2014 - “Mio padre diceva la fabbrica. E ora anch’io la dico a voi”. È la storia che passa dalle parole dei figli, quei figli che hanno convissuto, loro malgrado, combattuti tra l’orgoglio di avere un babbo operaio e l’angoscia di quello stesso babbo che di fabbrica c’è morto. Corre sul filo di vite spezzate il rapporto tra due città, Pistoia e Casale Monferrato, oggi tristemente gemellate da un primato nero, quello legato alle morti per amianto.

 

Voci e vissuti condivisi perché la memoria non muoia insieme alle vittime che ogni anno ancora si contano. Un pretesto, un importante pretesto, quello della presentazione del libro “La fabbrica del panico” di Stefano Valenti, ospite sabato al circolo Cral Breda di Pistoia alla presenza di Sandra Fabbri, del coordinamento Centro di documentazione Marco Vettori, insieme anche alla figlia Valentina, ad Alberto Prunetti, autore a sua volta di un libro sul tema (“Amianto, una storia operaia”), Luca Cavallero di “Voci di memoria” di Casale Monferrato, Daniele Ferri operaio Breda e sindacalista Fiom-Cgil e Michele Michelino del comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro.

 

"L'idea - ha spiegato Valenti - è stata quella di tornare ad occuparsi di qualcosa troppo spesso e da troppo tempo dimenticato: l'amianto, con tutto il suo bagaglio di vittime. Non solo, insieme a questo c'è anche l'angoscia dimenticata dell'operaio, raccontata e rivissuta sulla mia pelle, quella di un figlio che per lunghi anni ha quasi dovuto vergognarsi di non essere un borghese. Un viaggio, un ritorno a me stesso, questo è il libro, ma anche la volontà di non fuggire più e trovare finalmente un orgoglio comune".

 

A condurre l’incontro Barbara Bertucci, scrittrice e figlia di Mauro, il suo “grande babbo operaio” ucciso dall’amianto, solo l’ultimo tra gli ex operai Breda a perdere la vita. “Qui condividiamo il dolore e il dramma – ha detto Barbara – di una storia comune. Ma siamo qui comunque per ribadire che adesso tocca a noi, che è questo il momento di lottare e chiedere giustizia. Il fatto che esista una legge che già da tempo ha bandito l’amianto o che il mesotelioma si manifesti negli ex operai anche a distanza di decenni non significa niente: ancora l’amianto esiste e non possiamo far finta che non sia così o tornare ad occuparcene solo quando l’ennesimo ‘ex’ morirà”.

 

Intanto dal centro di documentazione intitolato alla memoria di Marco Vettori, come ha annunciato Sandra Fabbri, è in arrivo un nuovo progetto, proprio per accendere ancora un riflettore. “Vogliamo – ha spiegato Fabbri – che a raccontare la storia siano le immagini e i video, con interviste e testimonianze che raccoglieremo quanto prima proprio allo scopo di costituire un archivio della memoria”. Condivisione e approvazione piena da tutto il tavolo e da parte del numeroso pubblico,  con un plauso per l’attività sinora svolta anche dalla figlia di Vettori, Valentina. “Ancora mi emoziono a parlare di questa storia – ha spiegato commossa Valentina – ma quello che il centro ha fatto è un lavoro enorme che ancora deve essere sostenuto”.

linda meoni