Pisotia, 9 giugno 2013 - Ii Italia è mobilitazione a difesa di AnsaldoBreda. Fra Olanda e Belgio s’affonda il coltello nella piaga, e i mezzi d’informazione indagano sull’appalto agli italiani. Il caso dei Fyra V250 che i nordeuropei non vogliono più, assume sempre più i contorni di un affaire politico internazionale. Da parte sua, dopo la decisione di belgi e olandesi di rompere il contratto per la fornitura, già in parte avviata, dei 19 treni veloci made in Pistoia, sulla sponda italiana AnsaldoBreda sta riuscendo a compattare attorno a sè le istituzioni.
 

Tramite il suo ad, Maurizio Manfellotto, la società del gruppo Finmeccanica ha già fatto sapere di essere intenzionata a rendere pan per focaccia ai clienti riottosi, chiedendo i danni materiali e d’immagine. Secondo la versione AnsaldoBreda, i guasti verificatisi in gennaio su alcuni mezzi, a poche settimane dall’entrata in funzione, sono da imputare soltanto ad un utilizzo sbagliato (velocità eccessiva su binari ghiacciati) e non a problemi di progettazione o produzione. Per una volta tanto, anche il Governo italiano sembra aver preso le parti dell’azienda che di fatto controlla tramite la golden share in Finmeccanica.

Su istruzioni del ministro Emma Bonino, il Ministero degli Esteri comunica di essersi arrivato, attraverso le ambasciate a Bruxelles e all’Aja, per «promuovere e tutelare, presso le autorità dei due Paesi, gli interessi dell’impresa italiana, e di rappresentare il vivo auspicio di una rapida e positiva soluzione del caso». Nel corso dei passi diplomatici compiuti negli ultimi giorni — informa la Farnesina — è stato, in particolare, ricordato che il treno V250, oggetto della commessa, ha già ottenuto tutte le certificazioni internazionali per la messa in esercizio, e che l’autorizzazione per la sua messa in servizio è stata rilasciata in conformità alle regole ed alle certificazioni previste dalla normativa. Esattamente ciò che AnsaldoBreda aveva già sottolineato in una nota ufficiale pochi giorni fa, all’indomani della rottura delle ferrovie belghe e olandesi.


ALTRA stampella istituzionale, l’azienda dei treni che cerca di tirarsi fuori da uno scacco pericolosissimo per la sua reputazione internazionale, arriva dalla Regione Toscana, con il presidente Enrico Rossi che ne ha anche discusso con il presidente del Consiglio, Enrico Letta. «Non è vero che i treni della Breda fossero da rifiutare. Mi sono interessato al problema e le reazioni di Belgio e Olanda sono francamente eccessive e forse pretestuose — scrive Rossi affidando la sua posizione a Facebook — Il governo italiano faccia sentire le sue ragioni. E lo stabilimento Pistoia — aggiunge — continui a migliorare, come sta accadendo. La Toscana ha e deve avere un grande futuro nel settore ferroviario. Quanto ai giudizi sprezzanti sui social network olandesi sono sicuro che dimostreremo che sappiamo fare buone pizze (invenzione italiana che sfama il mondo) e ottimi treni che i francesi se li sognano».
 

MA CON BUONA pace di Rossi, nel nord Europa la polemica sui treni made in Italy è tutt’altro che esaurita. I giornali continuano a indagare sul rapporto commissionato il 22 febbraio dall’ad della società ferroviaria belga alla società esterna di consulenze «Ernst&Young» sull’appalto dei Fyra. Il rapporto sarebbe stato consegnato il 24 maggio, per finire poche ore dopo, sempre per iniziativa del numero uno delle ferrovie di Bruxelles, in tribunale con la richiesta di ulteriori verifiche. Secondo quanto riportato da alcuni giornali olandesi, l’importo dell’appalto è passato, fra il 2003 e il 2004, da 18 milioni e 900mila euro, a 20 milioni e 700mila (probabilmente per modifiche al progetto). Intanto, Olanda e Belgio stanno cercando di mettere una toppa al servizio Amsterdam-Bruxelles che avrebbe dovuto essere coperto dai treni AnsaldoBreda. Si è chiesto a Thalys, società partecipata per il 28% dalle ferrovie belghe, di aumentare le corse.
s.t.