di MARTINA VACCA

 

Pistoia, 6 ottobre 2012 - PRIMA SVOLTA nell’ambito del secondo filone processuale sui maltrattamenti avvenuti nell’asilo nido Cip Ciop, scaturito dalle denunce presentate dai genitori dei bambini, che si sono riuniti nell’associazione «La via dei colori». Ieri mattina, il gip di Genova, Silvia Carpanini ha disposto il rinvio a giudizio della funzionaria del Comune di Pistoia, Donatella Giovannini, e della cuoca dell’asilo di via Galvani a Sant’Agostino, Sandra Bompani, indagate nell’ambito dell’inchiesta sul nido che vede a processo le maestre Anna Laura Scuderi e Elena Pesce, con l’accusa di maltrattamenti sui bimbi.
 

 

In particolare, Sandra Bompani, difesa dagli avvocati Daniele Nicolin e Caterina Schiariti, è accusata di maltrattamenti in concorso con le maestre, e Donatella Giovannini, responsabile dell’unità operativa Asili Nido e Servizi Integrativi per l’Infanzia del Comune di Pistoia, che è difesa dall’avvocato Andrea Niccolai, è accusata di abuso di ufficio, omessa denuncia di reato da parte di pubblico ufficiale e concorso in maltrattamenti sul presupposto di non avere effettuato i controlli.
 

 

Si tratta di una prima, importante tappa, nell’ambito dei vari filoni di indagine che vedono a processo da una parte le maestre dell’asilo, le collaboratrici e il comune di Pistoia, coinvolto nell’inchiesta, in quanto garante dei controlli sulla struttura privata.
 

 

La drammatica vicenda, lo ricordiamo, esplose la mattina del 2 dicembre, quando le due maestre vennero arrestate nell’asilo, subito dopo aver schiaffeggiato un bambino. L’asilo fu chiuso e i piccoli trasferiti in altre strutture. Il blitz era scattato dopo che, sulla base dell’esposto del padre di uno dei bambini, la squadra mobile aveva installato nell’asilo alcune microcamere. L’operazione, prima del genere in Italia, era stata autorizzata dal sostituto procuratore Ornella Galeotti. I filmati documentarono in 200 ore di registrazione, botte, imboccamenti forzati e punizioni al buio, di cui erano stati vittime 27 bambini. L’inchiesta era poi finita a Genova, per la presenza, tra le parti offese, del bimbo di un magistrato del distretto fiorentino.
 

 

«La posizione della signora Donatella Giovannini, funzionaria del Comune — spiega l’avvocato Andrea Niccolai — è abbastanza particolare. Le è contestata l’omissione di controlli a sorpresa, in quanto tutte le verifiche effettuate nell’asilo sarebbero state annunciate alle stesse responsabili. Questa condotta — spiega ancora l’avvocato Niccolai — profilerebbe per la dirigente del Comune un concorso in alcuni dei reati commessi dalle maestre dell’asilo e, in particolare, nella restrizione dei giochi, nella somministrazione dei pasti fuori orario così come del sonno forzato, a cui i piccoli sarebbero stati sottoposti».

 

Il Comune di Pistoia difeso dall’avvocato Cecilia Turco, in quanto datore di lavoro della pubblica impiegata, in caso di eventuale sentenza di condanna, verrebbe chiamato a rispondere in solido. Al contrario, per quanto riguarda l’accusa di abuso d’ufficio da parte dell’impiegata, lo stesso Comune si costituirà parte offesa.
 

 

«Il giudice Carpanini — ha spiegato l’avvocato Nicolin, che difende la signora Bompani, cuoca dell’asilo — ha motivato la decisione del rinvio a giudizio della signora Bompani, sulla base della considerazione che il suo comportamento di spettatrice, di fronte agli episodi di maltrattamenti, avrebbe contribuito a generare il contesto violento e a mantenerlo. La signora Bompani, cioè, si sarebbe dovuta comportare secondo le regole seguite, così spiega il giudice, da chiunque abbia in affidamento dei bambini». «Dal mio punto di vista — spiega ancora l’avvocato Nicolin — alla signora Bompani, in quanto cuoca dell’asilo, non si può attribuire un ruolo che di fatto non aveva, cioè quello educativo. Non c’è un obbligo giuridico in capo ad una collaboratrice di denunciare ciò che accade. Inoltre, dai filmati si evince che tutte le volte in cui la signora Bompani entrava nella stanza dove avvenivano le violenze, queste di fatto immediatamente cessavano, perché le maestre trasformavano i comportamenti violenti in gesti ludici, per dissimulare quanto accadeva».
Il processo è fissato al 6 dicembre presso il tribunale penale di Genova.