Pistoia, 10 giugno 2011 - Avevano dato vita ad un traffico illecito di cuccioli di razza provenienti clandestinamente dall’Ungheria. Cagnolini che arrivavano in Italia in precarie condizioni di salute, e spesso morivano durante il viaggio e che venivano poi venduti, soprattutto su internet, come se fossero stati allevati in Italia e come se avessero regolari certificazioni e vaccinazioni. Ma le persone che li acquistavano, magari accontentando bambini che desideravano da tanto tempo un cucciolo, si ritrovavano in casa animali malati e che, in qualche caso, non sono sopravvisuti che pochi giorni.
Una vicenda che ha conquistato, sia nella prima che nella sua seconda fase, le prime pagine, e che ha visto la sua conclusione giudiziaria nel tardo pomeriggio di mercoledì, davanti ai giudici del tribunale di Pistoia (collegio presieduto da Luciano Costantini, a latere Laura Bonelli e Daniela), con la prima sentenza pronunciata in Italia in base alla nuova legge sul traffico illecito degli animali di compagnia, l’articolo 4 della legge 201 del 2010, entrata in vigore il 5 dicembre 2010. Per i tre imputati il magistrato inquirente, sostituto procuratore Giuseppe Grieco, aveva chiesto il processo immediato, ritendo sufficienti gli elementi a loro carico dopo le lunghe indagini condotte, da luglio 2010 al febbraio scorso, dalla Forestale.
Durante l’immediato i tre, tutti assistiti dall’avvocato Luca Brachi del foro pratese, hanno scelto di patteggiare. L’applicazione di pena è stata di tre anni e un mese per Alessandro Ciminelli, 48 anni, pistoiese; di due anni e 8 mesi per la sua compagna ungherese, Kimitine Kovacs Zsanett, 27 anni e di 2 anni e tre mesi per Michel Ciminelli, 27 anni, figlio di Alessandro Ciminelli. Per tutti l’accusa era di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al traffico illecito di animali da compagnia. Secondo la ricostruzione della procura la donna era l’incaricata della gestione degli annunci su internet e di tenere i contatti con l’Ungheria per trovare i cuccioli, mentre i due Ciminelli si occupavano dell’attività oeprativa e dei contatti con gli acquirenti, la negoziazione degli animali e la vendita.
I cani venduti sarebbero stati circa un centinaio. In una prima fase l’attività veniva svolta nella zona di via Pieve a Celle, a Pistoia, e poi a Prato dove la coppia si era trasferita e dove, il 22 febbraio scorso, la Forestale aveva eseguito le misure cautelari disposte da gip di Pistoia, Matteo Zanobini, la cui ordinanza era motivata dal rischio di reiterazione del reato. I tre imputati sono stati scarcerati tutti mercoledì. Il giudici hanno concesso loro l’obbligo di firma, a Prato per la coppia e a Quarrata per il giovane.
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