Pistoia, 22 febbraio 2010 - Due ragazzi hanno perso la vita in uno spaventoso incidente stradale avvenuto sabato notte sulla via Toscana, o nuova pratese, l’arteria che collega Pistoia a Prato. E’ una tragedia del sabato sera, ma in questo caso né la discoteca né l’alcol avrebbero un ruolo, ma soltanto una serie di fatalità che hanno portato alla morte di Carlo Gherardeschi, 24 anni, vivaista, e di Eligio Fratello, di 29 anni, muratore, entrambi pistoiesi. La vettura su cui viaggiavano, una piccola utilitaria, sarebbe stata tamponata da un suv, ma le circostanze sono tutte al vaglio della polizia municipale che ha svolto i rilievi. Al momento quindi si può soltanto parlare di una sommaria ricostruzione che dovrà trovare conferme negli accertamenti.

Carlo ed Eligio, abitavano entrambi a poca distanza dal luogo della tragedia, il primo a Badia e il secondo a Chiazzano, ed erano seduti dietro la Citroen C2, davanti c’erano i loro amici, Daniele Becattini, di 24 anni e Graziano Musetti, di 28 anni. Probabilmente erano stati entrambi presi a casa e l’auto si stava dirigendo verso qualche discoteca. Il ballo era una gran passione per tutti, ma per Carlo, di origini brasiliane, in particolare. «Sono brasiliano — c’è scritto sul suo profilo pubblico di facebook — e ho detto tutto». Era una dichiarazione d’amore e d’entusiasmo per la vita.

Era da poco passata la mezzanotte e la piccola vettura, di colore scuro, si sarebbe immessa sulla via Toscana da una strada laterale nel tratto compreso tra i due semafori, quelli dei paesi di Badia a Pacciana e di Chiazzano. Forse ha impiegato un po’ di tempo prima di prendere velocità, chi lo sa, fatto sta che è sopraggiunto, nella stessa direzione, e cioè verso Pistoia, un suv Toyota Mitsubishi, condotto da un altro giovane pistoiese, Davide Modesto, di 26 anni, che aveva al suo fianco una ragazza. Il suv avrebbe preso in pieno la Citroen. Uno schianto violentissimo che ha fatto carambolare l’utilitaria che sarebbe poi finita anche contro un piccolo muretto di contenimento del fossato. L’abitacolo ha quindi assorbito un secondo, potente impatto per poi finire, rovesciata, nel fossato immediatamente sottostante alla via. Anche il suv, in seguito all’urto, si è rovesciato al centro della carreggiata.

La scena che si è presentata agli occhi dei soccorritori era agghiacciante. La Citroen era rovesciata nel fossato e dentro c’erano almeno trenta centimetri d’acqua. I ragazzi erano stati tutti sbalzati violentemente all’interno dell’abitacolo e si presume che Carlo ed Eligio fossero seduti dietro. I Vigili del Fuoco sono entrati nella fossa e hanno aperto uno sportello laterale, rimasto libero, e sono riusciti ad estrarre i primi due giovani, doloranti, ma sani e salvi.

I due medici intervenuti nel frattempo avevano, purtroppo, accertato che i cuori di Carlo ed Eligio non battevano più. I pompieri hanno tagliato completamente le lamiere per estrarre i corpi senza vita di Carlo ed Eligio. Soltanto l’autopsia, che sarà probabilmente disposta dalla magistratura, potrà a questo punto stabilire con certezza le cause della morte e se possa essere attribuita, oltre ai gravi traumi riportati, ad annegamento. E’ un’ipotesi più remota, ma che non può essere del tutto esclusa.

Massiccio lo spiegamento dei mezzi di soccorso inviati dal 118 con le automediche di Pistoia e di Agliana e numerose ambulanze della Misericordia. Sono rimasti leggermente feriti gli altri quattro giovani coinvolti, dimessi tutti nella giornata di ieri dall’ospedale del Ceppo.

E mentre i servizi funebri di Misericordia e Croce Verde di Pistoia provvedevano, sabato notte, alla pietosa rimozione dei due corpi, la via Toscana si è rapidamente popolata di tutti gli amici di Carlo ed Eligio. Un rapido tam tam di sms ha diffuso tra loro la tragica notizia. Si sono precipitati sul posto dove hanno trovato la tragica conferma. Una dolente processione ripresa subito ieri mattina, alla luce del giorno, per cercare di capire cosa fosse accaduto. E contemporaneamente le bacheche di facebook hanno cominciato a riempirsi di messaggi e di testimonianze di rimpianto e di incredulità, come minuscole lapidi virtuali affidate per sempre alla rete.