Pistoia, 5 febbraio 2010 - «Ma quale aggressione e aggressione. Quella è una ragazzata, uno sfogo, una risposta di qualche giovane alle provocazioni. Forse sbagliata, ma certo non grave». Dall’alto dei suoi dodici anni di diffida accumulati nel tempo, ora che è adulto, ha tre figli e segue la Pistoiese soltanto in qualche partita casalinga, Pino Mazzotta sente di poter ridimensionare la portata dei fatti Piancastagnaio.

«Soltanto il nome fa un po’ sorridere — commenta lui, uno dei capi storici della curva arancione — Non si parla mica di Milano o Napoli. Quello che è successo, poteva accadere ovunque, fuori da uno stadio come fuori da un supermercato o in un parcheggio. Due schiaffi possono volare sempre, non si deve per forza gettare fango sul calcio. Gli incidenti negli stadi, quelli sono tutti un’altra cosa», dice Mazzotta con l’aria di chi ha esprerienza.

Soddisfatto per la notizia della liberazione degli otto arrestati, il vecchio ultrà («ma non ex, perchè ultras si rimane tutta la vita»), invoca «cautela»: «non roviniamo ragazzi e famiglie per una cosa del genere. Non si può finire in galera per due schiaffi — dice — perchè di due schiaffi si tratta, non di più. Non condanno quello che è successo a Piancastagnaio, semplicemente perchè non è successo niente — ripete. Ciò che mi sento invece di condannare sono gli atti vandalici e le aggressioni a persone che non c’entrano niente».

Il succo dello stile ultras proclamato da Mazzotta sta tutto qui: la scazzottata è consentita soltanto fra tifoserie organizzate di pari rango, ma tutti gli altri vanno lasciati fuori. E dato che una squadra come la Pianese non può avere un seguito organizzato degno di più blasonati club, la conclusione è ovvia. «Non ci sono gruppi ultras riconosciuti a Piancastagnaio — spiega — forse sbaglierò, non conosco quella realtà, ma credo che forse gli animi siano stati accesi da qualche personaggio venuto da Arezzo o da Siena, con cui abbiamo rotto il gemellaggio qualche tempo fa. Per questo dico che non si dovevano accettare provocazioni. Ripeto — conclude Mazzotta — le azioni sono comprensibili soltanto fra gruppi ultras. E non è questo il caso». Mica giocavamo a Napoli, Bologna, Rimini o Empoli...