Teatro: al Manzoni di Pistoia 'Scene da Faust', per la regia di Federico Tiezzi

Dal 2 al 4 marzo. Per il ciclo “Il teatro si racconta” la compagnia incontra il pubblico mercoledì 4 marzo (ore 17,30) nella platea del Manzoni

	Scene da Faust Leda Kreider e Sandro Lombardi

Scene da Faust Leda Kreider e Sandro Lombardi

Pistoia, 26 febbraio 2020 - Arriva al Teatro Manzoni di Pistoia, quale penultimo appuntamento del cartellone 2019/2020, Scene da Faust, lo spettacolo di Federico Tiezzi unanimente considerato uno dei più belli della stagione passata, prodotto da Teatro Metastasio di Prato/Compagnia Lombardi-Tiezzi, in collaborazione con Fondazione Sistema Toscana/Manifatture Digitali Cinema Prato e Teatro Laboratorio della Toscana/Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale. Per esigenze organizzative della Compagnia non è stato possibile programmarlo nelle date canoniche del fine settimana ed è in scena, sempre alle ore 21, nei giorni di lunedì 3 marzo (turno abbonamento V), martedì, 4 marzo (turno abbonamento S) e mercoledì 4 marzo (turno abbonamento D).

 Per il ciclo “Il teatro si racconta” la compagnia incontra il pubblico mercoledì 4 marzo (ore 17,30) nella platea del Manzoni; conduce l'incontro Andrea Nanni, critico di teatro. Dopo l’incontro con il mito classico di Antigone, Federico Tiezzi affronta, attraverso l’opera di Goethe, un altro grande mito: quello di Faust. Il racconto di un sapiente studioso di teologia, filosofia e scienze naturali che, per ottenere conoscenze ancora più vaste, potere e giovinezza, vende la propria anima a Mefistofele mediante un contratto firmato col sangue.

Goethe lavorò al Faust per sei decenni, dal 1772 al 1831, costruendo un’opera monumentale intorno alla figura del medico e mago cinquecentesco. Attraverso Goethe questo personaggio che aspira alla totalità della conoscenza e all’eterna giovinezza è divenuto parte dell’immaginario collettivo della cultura occidentale, oltre che simbolo della crisi della coscienza e dell’anima dell’uomo contemporaneo. Nella prima parte, quella presa in esame dallo spettacolo, è centrale la figura di Mefistofele, che si pone come il doppio speculare di Faust, il suo alter ego e, freudianamente, la proiezione del suo inconscio. Nella nostra epoca l’immagine di un patto con il Demonio forse non fa più troppa paura, forse… Ma i bisogni che spingono Faust a vendere l’anima ancora ci turbano: la brama di conoscenza, l’aspirazione a un’eterna giovinezza, la ricerca della saggezza, delle risposte alle domande su che cosa siano la natura, la storia e la vita dell’uomo. Il Faust goethiano è teatro, puro teatro: luogo in cui si incontrano la potenza dell’epos e l’intimità della lirica, la speculazione filosofica e l’afflato della Storia nel suo incontro con la Natura: temi che si riversano sulla scena nella complessità di un dramma cosmico che gira su due perni, il bene e il male.

p.c.