Sibilli insegue il sogno. Nel nome del padre

Figlio d’arte e di "Sasà" icona del calcio campano, lo ‘scugnizzo’ nerazzurro è uno degli uomini chiave per la corsa alla A. Parla il babbo

di Francesco PalettI

PISA

"Stavolta è proprio il caso di dirlo: l’allievo ha superato il maestro e anche di parecchio". Ride Salvatore "Sasà" Sibilli, icona del calcio campano, 115 gol in 400 partite fra serie C e D con le maglie, fra le altre, di Juve Stabia, Campobasso e Sorrento. Divenuto, ormai da tempo, "il papà di". Perché suo figlio, si chiama Giuseppe, ha 25 anni e con la maglia del Pisa, fra una settimana, si giocherà la promozione in serie A: "Mamma mia, non mi ci faccia pensare: ho i brividi già adesso". Sono cresciuti insieme Sasà e Peppe, come due amici: "Lo portavo sempre con me, al campo e negli stadi in cui giocavo, ma anche quando uscivo con gli amici: eravamo inseparabili" racconta l’ex bomber. Padre e figlio. identica smodata passione per quella sfera di cuoio che rotola su un prato verde, stesso ruolo (esterni offensivi tutti e due) e medesimo sogno: "La serie A, la fantasticavo da bambino, ma non sono riuscito ad avvicinarmici – dice Sasà -. Adesso, però, potrebbe arrivarci mio figlio: se ne rende conto?". Per un periodo hanno pure giocato nella stessa squadra. Cosa quasi da guinness. Perché di figli d’arte i campi di calcio sono pieni: solo nella rosa di Luca D’Angelo ce ne sono quattro. Ma di padri e figli che hanno giocato nella stessa squadra ci sono i Sibilli, senior e junior. Con la maglia del Sant’Agnello, campionato d’Eccellenza 201415: 38 anni Sasà, 18 Peppe. "Dal punto di vista affettivo, il campionato più bello della mia vita perchè festeggiare in campo un gol di tuo figlio o aspettare il suo abbraccio dopo una rete è qualcosa d’impagabile e quell’anno abbiamo festeggiato diverse volte" racconta. L’altra faccia della medaglia, però, erano i calcioni. Perchè Peppe, già allora, era un patito del dribbling e non disdegnava qualche tunnel, "lesa maestà" nei confronti dei più esperti, soprattutto in certe categorie. Da sanzionare con qualche colpo proibito: "Come reagivo? Diciamo che, appena le circostanze lo consentivano, gliela restituivo: non si dovrebbe, lo so – ride Sasà -, ma al cuor non si comanda".

La stagione con il Sant’Agnello fu anche quella del passaggio del testimone: "Decisi di arretrare a centrocampo e mi misi a fare il play maker davanti alla difesa perchè, occupando lo stesso ruolo, rischiavo di chiudergli qualche spazio". Un passo indietro, anche sul rettangolo verde, per lasciar crescere il figlio: come fanno i padri nella vita. Da allora ne ha fatta di strada Peppe Sibilli, le tappe più importanti tutte con la maglia nerazzurra: oggi è uno dei giovani in ascesa del campionato cadetto, già a gennaio Cagliari e altre squadre del massimo campionato avevano bussato alle porte del Pisa. Magari qualcun altro si farà avanti anche nelle prossime settimane. Al riguardo Sasà ha le idee chiare: "Sono un papà e ho fatto il calciatore, si figuri se non vorrei vedere mio figlio in A – dice -: ma spero che rimanga a lungo a Pisa, una piazza straordinaria e una società che sa fare calcio come poche. Nel massimo campionato ci può arrivare con la maglia nerazzurra, magari già fra qualche settimana. Perchè di una cosa sono sicuro: Peppe e i suoi compagni hanno disputato una stagione straordinaria ma non sono sazi e ai play-off possono vincere contro tutti". Parola di Sasà.