Pisa Calcio, la figlia del presidente si racconta: tra sogni e l'amore per papà

Matilde è la prima tifosa di suo padre

Matilde Corrado

Matilde Corrado

È la prima tifosa di suo padre e del Pisa, cercando sempre di non perdersi neanche una partita, ovunque si trovi. Per la prima volta Matilde Corrado si racconta, una vita in movimento per lavoro, inseguendo i propri sogni. Com’è avere un padre presidente di una squadra di calcio?

"Per risponderle le racconto un episodio risalente al 2017. Ero a Firenze per il Pitti Uomo e dovevo spostarmi in taxi causa pioggia. Alla radio venne citato mio padre, ma il tassista non fu molto gentile. Provai a far finta di nulla, chiedendogli se si riferisse alla precedente società, ma lui rimarcò su mio padre, dicendo che odiava Firenze e chiamandolo ‘gobbo’ per via della fede calcistica. Alla fine della corsa, dopo essere stata al gioco e aver pagato, gli dissi che era mio padre. Lui volle offrirmi il viaggio, ma io mi rifiutai e uscii dalla macchina, salutandolo e dicendogli che bisogna sempre stare attenti ai propri interlocutori. Papà non si tocca". Cosa fa Matilde Corrado nella vita?

"Lavoro nel campo della moda, mi sono trasferita da Parma a Milano per studio, poi a Londra. Dopo un’esperienza da Diane von Furstenberg, il gruppo Viris, di cui fa parte la mia famiglia, cercava qualcuno per una delle sue molte start up, Corelate, un brand di moda. Giovanni mi illustrò questa possibilità, ma fu mio padre a convincermi incitandomi e rassicurandomi, per misurarmi in una realtà che mi potesse servire per il futuro. Corelate era cominciato come un gioco, ma ora gioco non è più. Ormai sono in questa azienda da tre anni, prima da direttore commerciale, poi come brand manager".

Suo padre rappresenta una figura importante nella sua vita.

"Nei momenti di difficoltà sul lavoro ho sempre chiamato mio padre, è un esempio e lo dico con grande trasparenza. Nonostante una vita passata in una città diversa da Parma dove sono cresciuta io, lavorando tra Milano e Roma, è sempre stato presente, per me c’è sempre stato. Mi riconosco tanto in lui. Dicono che caratterialmente e fisicamente siamo due gocce d’acqua".

Giovanni e sua madre invece? "Con Giovanni ci completiamo. Viviamo insieme e abbiamo passato la quarantena insieme, siamo molto uniti. Lui è stato anche un secondo papà a modo suo, a tratti anche più severo di mio padre. Mamma invece rappresenta la pazienza, si è sempre fatta in quattro, soprattutto quando in famiglia il lavoro aveva portato papà lontano da casa".

Qual è il suo sogno nel cassetto?

"Mi piacerebbe avere un giorno un mio brand. Io ho bisogno, per come sono caratterialmente, di lavorare a contatto con le persone. Da bambina, nella mia cameretta, giocavo a vendere libri a persone immaginarie. Mi stimola avere la possibilità di viaggiare e lavorare in un ambiente giovane".

Tornando su Pisa, su instagram condivide le imprese nerazzurre anche dall’estero.

"A casa mia si è sempre guardato calcio, sono sempre stata abituata al weekend sportivo. Ci tengo tanto, anche da un punto di vista familiare e personale. Il successo di papà, di Giovanni e del Pisa è anche mio. Ci sono state alcune partite In Serie C che ho visto dall’Olanda su Eleven Sports".

C’è un’immagine che porta nel cuore di questi anni pisani?

"Ricordo perfettamente che l’anno scorso, in tutto il girone di ritorno, Giovanni mi aveva proibito la presenza allo stadio (ride ndr). Erano tutti molto scaramantici e pensavano che non portassi fortuna, quindi ho dovuto vedere tutto a distanza da casa o in giro per l’Europa. La sera prima della finale di Trieste Giovanni mi chiese cosa volessi fare e io gli dissi che avrei visto la partita da Milano. Lui mi disse: ‘non puoi, perché in qualunque modo questa gara finisca, sarà un momento importante per tutta la famiglia e papà ha bisogno che tu sia lì’".

Alla fine decise di andare a Trieste?

"Sì, dopo una notte insonne alle 6 del mattino arrivò un messaggio da parte di mio padre, che non sapeva nulla di quello che ci eravamo detti con mio fratello. ‘Qualunque cosa accada - mi scrisse - oggi ti vorrei con me’. Andai a Trieste e mi ricordo che al gol di Gucher, Giovanni e Lisi, che si trovava in tribuna, si diressero in campo, mentre mio padre inizialmente rimase immobile, con gli occhi lucidi dalla commozione. A quel punto mi sono avvicinata e ci siamo abbracciati. Non lo avevo mai visto commuoversi in quel modo, così fragile per aver buttato fuori anche tante tensioni dei mesi precedenti. Era felice di aver raggiunto quell’obiettivo che si era prefissato da tempo".

Il calcio ha sempre guidato la vita della vostra famiglia?

"Quando ero bambina c’era sempre qualcosa di verde sul televisore. I miei saggi di danza si svolgevano una volta all’anno, mentre le partite di mio fratello che giocava a calcio c’erano tutti i fine settimana ed erano l’occasione per stare con papà. Da bambina tifavo la squadra del nonno, il Milan, con mia mamma. Ricordo che avevo anche il poster di Shevchenko e, vista la rivalità, Giovanni me lo strappava sempre dalla parete (ride ndr). Poi col tempo ho seguito papà e mio fratello e ora le squadre a cui tengo di più sono naturalmente il Pisa e la Juventus, ma ormai sono più aggiornata sulla Serie B".

Michele Bufalino