Braglia sogna con i pisani: "L'augurio? Che stasera vada come tutti vogliamo''

L'endorsement per l'attuale allenatore Luca D'Angelo: "Non vende fumo: vince e fa giocare bene le sue squadre. Se va in panchina in tuta che problema c'è?'' Il ricordo di Ferrigno: "Voleva giocare sempre, anche con tre costole rotte ...''

L'ex allenatore del Pisa Piero Braglia

L'ex allenatore del Pisa Piero Braglia

Pisa, 21 maggio 2022 - «Il mio augurio? E' quelo di tutti: che stasera vada come tutti i pisani sognano». Si ferma qui Piero Braglia, l'allenatore della terz'ultima promozione in B del Pisa. Quella con Ferrigno capitano, l'unica conquistata in rimonta: 2-0 all'Arena con Ceravolo e “o pallonetto” di Ciotola nel giorno di San Ranieri del 2007 in un'Arena traboccante e dopo aver perso 1-0 a Monza all'andata.

Quella parola non la pronuncia nemmeno lei.

«Meglio di no (sorride ndr). Tanto si sa»

Anche stasera il Pisa parte in svantaggio.

«Vero e non sarà facile. Ma la squadra di D'Angelo è forte ed è anche una di quelle che gioca il calcio migliore della B. Si vede la mano dell'allenatore che è uno davvero bravo»

Non è anche un merito della società averlo lasciato lavorare per 4 anni?

«La dirigenza del Pisa di adesso è fra le migliori in circolazione per tantissimi motivi. Ma su questo punto specifico, preferisco sottolineare la bravura del tecnico: è rimasto quattro anni perchè ha portato risultati importanti»

Le piace davvero tanto D'Angelo?

«Moltissimo. E' uno pratico: fa risultati facendo giocare bene le sue squadre. Non vende fumo. Le pare poco?»

Qualcuno dice che ne guadagnerebbe in immagine se qualche volta rinunciasse alla tuta ...

«Se la metteva già ad Andria sette o otto anni fa: me lo ricordo bene. Il fatto che lo faccia ancora oggi, per me è un merito: vuol dire che non è cambiato. Si sente a suo agio così: che problema c'è? Poi, guardi, sta parlando con uno che non ha proprio una viscerale simpatia per chi si mette in giacca e cravatta per venire bene nelle foto... »

Lo sa che per stasera non ci sono già più biglietti?

«Era da immaginarselo. I pisani sono gente vera, che ti dice le cose in faccia ma che quando c'è bisogno la trovi sempre lì, sui gradoni dell'Arena ...»

Come quel 17 giugno di 15 anni fa.

«Un po' di tempo è passato ...»

Eppure quell'impresa è ancora impressa nella memoria della tifoseria.

«Le dico una cosa: dal punto di vista tecnico non è stata la squadra più forte che ho allenato. E credo che anche a Pisa abbiano visto di meglio. Però c'erano uomini veri in quello spogliatoio che si erano immedesimati totalmente con la tifoseria e la città. Mi vengono in mente decine di episodi ...»

Me ne racconti qualcuno.

«Bastava ci fosse un gruppo di tifosi con le sciarpe e le bandiere dietro al pullman che ci portava allo stadio e dentro scoppiava la bolgia. C'era gente come Raimondi, solo per dirne uno: non aveva nemmeno bisogno di parlare, bastava uno sguardo e tutti capivano. .Poi il capitano era Ferrigno ...».

Che era sempre in dubbio fino al sabato e poi la domenica era sempre in campo: la pretattica di Braglia?

«Ci doveva provare lei a dirgli che non avrebbe giocato (ride ndr). Quello voleva esserci sempre, anche se aveva tre costole rotte. Iniziava a mettere le mani avanti dal martedì. “Mister non si preoccupi che sto gia recuperando, per domenica ci sono: non faccia scherzi” mi diceva. Fabrizio era così … Era un leader. Non mi faccia dire altro». Fabrizio Ferrigno è scomparso il 14 ottobre 2020 a 47 anni. Aveva giocato nel Pisa una sola stagione. Quella. E gli è bastata per entrare nel cuore dei pisani.