"Ricordiamoci da dove siamo partiti". Una frase, nelle ultime settimane, pronunciata dal tecnico Luca D’Angelo, che mirava a tenere alta l’attenzione della squadra, per non dimenticare il percorso fatto e per non sprecare tutto il complesso lavoro di questi mesi. I nerazzurri contro il Bari dovranno far fronte anche a 6 giornate opache, nelle quali è arrivata solo una vittoria. Eppure proprio dalla Puglia, nel girone d’andata, si svolse una delle migliori gare della stagione, con un Pisa battagliero che mise alle corde, per tutta la partita, i biancorossi e, poco prima di affondare il colpo, a causa di una ingenuità di Rus, costata il cartellino rosso, fu costretto a chiudere la sfida sullo 0-0. Bisognerà ripartire da qui, ma anche altre partite che i nerazzurri hanno giocato capitalizzando al massimo. Qual è quindi il vero Pisa? Quello opaco delle ultime settimane, quello disastroso di inizio stagione sotto la gestione Maran o quello imbattibile della striscia di risultati utili consecutivi di Luca D’Angelo? La prima vittoria incarna ancora tutti i punti forti di un Pisa che sembra oggi essersi perso per strada. Gliozzi, incontenibile, segnò ben due reti, mentre fu Touré, oggi assente per infortunio, a fissare il risultato sul 3-1.
La miglior partita della gestione D’Angelo, soprattutto in casa, resta paradossalmente il 3-1 con cui i nerazzurri schiantarono all’andata la Ternana, con lampi di bel calcio, per una prova contrapposta all’opaca prestazione della sfida di ritorno. Nessun momento di flessione, l’emergenza difesa con Nicolas infortunato, Gliozzi, Nagy e Marin in panchina e un gruppo che, tornato dagli impegni delle nazionali, dimostrò di essere all’altezza del campionato anche con i giocatori impiegati meno. Si tratta di tre partite che, contrapposte ai difetti che ora saltano all’occhio, mostrarono enormi punti di forza, come la panchina lunga, riuscire a portare in controllo le partite passando in vantaggio fin dai primi minuti e un’aggressione costante dei portatori di palla avversari, con ripartenze fulminanti, oltre a ritmi alti di gioco. Tutte componenti che sembrano essersi perse, per mancanza di fiducia, ma potenzialmente sono ancora lì. Perché se una squadra può tornare a esprimere il proprio peggio, può anche riuscire a esprimere il proprio meglio.
Michele Bufalino