Giampiero Comanducci, i suoi inizi e i suoi tanti modi di essere uno stunt

Stuntman storico, ha indossato anche la divisa di un ufficiale del Ris, intervistato dalla biologa e autrice pisana Padula

Giampiero Comanducci

Giampiero Comanducci

Pisa, 21 febbraio 2019 - Giampiero Comanducci, stunt coordinator, precision driver, maestro d’armi, ma anche attore, con all’attivo oltre 300 titoli, tra cinema, televisione e pubblicità. Da “La Piovra” alla serie sul Ris e a “Don Matteo”. In una pausa tra un set e l’altro, si racconta a Francesca Padula, autrice del primo romanzo italiano sul Reparto scientifico dei carabinieri (Ris).

Dalla passione per le auto, che ha imparato a guidare da piccolissimo, quale è stato il salto di qualità che ha fatto di lei un professionista su più livelli? Ha fatto corsi o ha imparato tutto sul campo?

«A guidare ho imparato giovanissimo, soltanto perché mio padre era titolare di un magazzino di autodemolizioni: praticamente riguardo alle auto avevo solo l’imbarazzo della scelta. Nel cinema ci sono entrato per caso, nel 1974, tramite uno stunt coordinator dell’epoca a cui mio padre forniva le auto per scene d’azione. Non essendo ancora maggiorenne, operavo dietro le quinte. No, non ho fatto corsi, le tecniche e trucchi cinematografici li ho imparati tutti sul campo. Per me non è stato difficile, visto da dove venivo».

Con le auto, suo primo amore, è sempre stato spericolato e temerario, perfino sotto le armi… vuole raccontarmi cosa è accaduto all’alba del suo congedo?

«Con le auto sono stato sempre un po’ temerario, sì, però con cervello. Per quanto riguarda l’alba del mio congedo… beh, ho preso la Fiat 128, l’auto che usavo per accompagnare il comandante dell’aeroporto dell’Urbe e sono andato a tutta velocità contro una montagna di sabbia che era pronta per dei lavori di ristrutturazione. La reazione del comandante si può immaginare… ma non ebbi conseguenze, fortunatamente».

Il numero dei titoli a cui ha lavorato è davvero enorme, supera i trecento!

«Sì, in 40 anni di cinema e televisione, ho lavorato con tantissime produzioni italiane ed estere, anche per pubblicità di auto e moto, ma non solo. Questo succede nella nostra categoria perché siamo giornalieri. È facile che in una settimana si possa lavorare su più incarichi. Quindi il numero cresce velocemente».

Gli stunt sono fondamentali per la perfetta riuscita delle varie produzioni, ma vivono nell’ombra... Lei però ha fatto anche l’attore. Quale ruolo preferisce?

«Sì, negli anni ho fatto anche l’attore, ricoprendo tantissimi piccoli ruoli, ma ho sempre preferito fare lo stunt».

Nel suo primo lavoro importante era il motociclista che ha sparato al commissario Cattani, ma poi si è “riscattato” indossando anche la divisa di un ufficiale dei carabinieri nella serie televisiva “RIS delitti imperfetti”. Mi racconta qualcosa di questo lavoro?

«È vero, ne “La Piovra” sono stato il primo a sparare al commissario Cattani! E, sempre guidando una moto, parecchi anni dopo, ho anche fatto cadere di bicicletta Don Matteo… Riguardo alle serie sul Ris, ho partecipato a quasi tutte, facendo più cose. Sono stato la controfigura di Lorenzo Flaherty in un cappottamento, poi ho ricoperto diversi altri ruoli, di vittima, ma anche da cattivo».

Mi può parlare di qualcuna delle produzioni a cui sta lavorando adesso?

«In questo momento sono sui set di due fiction: “Il paradiso delle signore” e “Le avventure di Imma, storia di una PM con la passione investigativa”, una novità che andrà in onda sulla Rai. Il resto è in preparazione».

Che cosa si sente di dire ai giovani che vorrebbero intraprendere la sua professione?

«Purtroppo oggi è molto più semplice diventare stunt. Ai miei tempi ci volevano, oltre alla prestanza fisica, una lettera di presentazione di un stunt coordinator e un’altra certificata da una palestra. Quindi, ai giovani posso soltanto dire di non essere presuntuosi, perché il pericolo è sempre dietro l’angolo, di allenarsi molto e seguire alla lettera il proprio coordinatore».