di Carlo Baroni
"Volevo farla ridere, le ho fatto il solletico". Ha risposto a tutte le domande nel lungo esame a cui si è sottoposto davanti il collegio del tribunale di Pisa, presieduto dal giudice Burfardeci (a latere Mirani e Messina), il 50enne pisano accusato di aver palpeggiato una ragazzina minorenne alla fermata del bus in città. "Io con lei ho solo parlato", ha aggiunto l’imputato sottolineando che era è preoccupato per lei e per il suo umore, , incalzato - dopo le domande delle parti - anche da quelle dei componenti del collegio. Per portarlo a processo sono state ritenute decisive, si apprende, le registrazioni delle telecamere che insistono sulla fermata e che avrebbero mostrato una sequenza dei fatti che, per l’accusa - pubblico ministero Egiodio Celano - sono la prova di quanto gli viene contestato: avrebbe approfittato di quella minore allungando le mani, sedendosi anche sulle sue ginocchia. La visione di quelle immagini e la lettura diversa che ne danno le parti saranno, probabilmente, uno dei principali terreni di duello in questo processo. Ma, per l’accusa, anche la messaggistica sui social, tra i due, conterrebbe elementi che avvalorano il capo d’imputazione. Erano stati gli operatori di un’associazione che la ragazza frequenta a far partire le indagini raccogliendo - questa la ricostruzione degli inquirenti - le confidenze di lei. Un caso delicato che era stato affidato, all’epoca, alla polizia municipale. Era agosto 2019 quando i vigili urbani, dopo indagini che comprendono appunto, anche alcuni filmati ritenti decisivi, avevano arrestato l’uomo - difeso dall’avvocato Antonella Fontana - per il reato di violenza sessuale. Durante l’esame è stato chiesto all’imputato anche contezza dei messaggi che si sarebbe scambianto con la presunta vittima, anch’essi agli atti d’indagine.
L’imputato ha ricostruito ai giudici tutti i movimenti della sua giornata tipo e il fatto di essere un frequentatore della fermata del bus in questione perchè, non essendo munito di macchina, è un pendolare per ragioni di lavoro. Da qui la conoscenza della ragazzina con la quale avrebbe preso nel tempo sempre più confidenza. Alla precedente udienza erano stati sentiti tre testimoni: l’ispettrice che all’epoca seguì il caso, un’operatrice dell’associazione e la madre della minorenne. La parte civile è assistita dall’avvocato Giovanni Capria. Si torna in aula in autunno per sentire altri testimoni.