I dati della violenza: 394 donne maltrattate

Boom di accessi alla Casa della donna nel 2018, soprattutto nella fascia 30-39 anni. Sono soprattutto italiane che vivono a Pisa

Carla Pochini (penultima a destra) con Giovanna Zitiello e le altre volontarie

Carla Pochini (penultima a destra) con Giovanna Zitiello e le altre volontarie

Pisa, 21 novembre 2019 - Boom delle richieste di aiuto al centro antiviolenza della Casa della donna: nel 2018 sono state 394 le donne che lo hanno contattato contro le 276 del 2017: il 74% sono italiane e quasi la metà ha un’età compresa tra i 18 e i 39 anni, con la fascia d’età 30-39 anni che cresce del 25% rispetto al 2017». Nel 2019 sono per ora 276 le richieste di aiuto, quindi con un trend che sembrererbbe in calo rispetto al 2018 che, però, secondo la Casa della Donna, «non necessariamente rivela un calo delle violenze, ma può essere anche il frutto delle mancate denunce e di un generalizzato calo dell’attenzione su queste tematiche».

La legge sul codice rosso, secondo l’associazione femminista, «è un passo avanti ma occorrono finanziamenti per formare operatori adeguati (agenti delle forze dell’ordine e magistrati) perché servono orecchie attente a captare segnali d’allarme che spesso non emergono subito anche da chi le violenze le subisce». Scorrendo i dati si scopre che gran parte delle vittime di violenza sono sposate, conviventi, separate o divorziate e la maggioranza di esse sono disoccupate. Infine il 66% delle donne accolte vive a Pisa e nell’area pisana e il numero delle residenti nel Lungomonte è quasi raddoppiato rispetto al 2017: vivono soprattutto a Cascina , San Giuliano Terme e Vecchiano . E’ anche per questo che la Casa della Donna ha aperto tre sportelli a Fauglia (in Comune il martedì 10-12), Vecchiano (distretto socio sanitario, giovedì 10-12) e Vicopisano (Comune, giovedì 14-16).

«L’abbassamento dell’età delle donne che si rivolgono al centro antiviolenza è comunque un segnale importante - spiega Carla Pochini presidente della Casa della Donna - perché significa che le giovani sono più consapevoli delle situazioni di violenza che subiscono e ciò le spinge a chiedere aiuto in tempi più brevi e non dopo anni di sofferenze». Altro dato significativo è il canale attraverso il quale hanno saputo del centro antiviolenza e hanno deciso di contattarlo: al primo posto amiche e familiari. «Ciò dimostra - conclude Giovanna Zitiello , coordinatrice del centro antiviolenza - che il passaparola e il consiglio di un’amica sono i più potenti canali d’informazione e sensibilizzazione, seguiti da mass media e internet e poi i pronto soccorso, servizi socio-sanitari, medici di base, psicologi, altre associazioni, forze dell’ordine e avvocati.

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