Battaglia in Tribunale sul vaccino della figlia dodicenne

La madre ha fatto ricorso in sede civile per limitare la potestà genitoriale del padre (contrario) rispetto alla somministrazione del vaccino

Una somministrazione in hub vaccinale (foto di repertorio)

Una somministrazione in hub vaccinale (foto di repertorio)

Pisa, 10 dicembre 2021 - La ragazza ha appena compiuto 12 anni. L’età, al momento - da lunedì la fascia sarà ampliata - per poter accedere alla vaccinazione anti-Covid. La madre vuole vaccinarla, il padre no. I genitori, pisani tra i 40 e i 50 anni, dopo un lungo confronto, sono approdati in tribunale (sezione civile) a Pisa. L’udienza, durante la quale si è dicusso il caso si è tenuta a fine ottobre e la giudice Elonora Polidori si è riservata. A decidere in materia, quando non c’è accordo, è infatti il Tribunale ordinario e non quello per i minorenni, anche quando non c’è in corso un procedimento di separazione. Lo ha precisato il Tribunale di Parma con l’ordinanza dell’11 ottobre scorso, pronunciandosi proprio sul ricorso d’urgenza presentato da un babbo, l’ex moglie aveva negato il consenso per i figli minori.

La storia pisana comincia quando viene data la possibilità di coprire con il siero anche gli under 18, in particolare dai 12 anni in poi. Il papà e la mamma cominciano a discuterne. E sono su due posizioni diverse. Lei vorrebbe effettuare la somministrazione, lui no. "Non sono un no vax", ripete più volte al suo avvocato, Giorgio Bindi, che spiega: "La figlia ha fatto le altre vaccinazioni previste, ma su questa il mio assistito aveva chiesto un po’ di tempo, per vedere come si sarebbe evoluta la situazione". La ragazza svolge attività sportiva. Per accedere agli impianti ha bisogno del Green pass. "Il papà le ha sempre pagato i tamponi necessari e avrebbe continuato a farlo".

Entrambe le parti hanno portato a supporto delle loro tesi testimonianze e documenti. La difesa del babbo - è stata richiesta anche la condanna alle spese - ha citato i dati pubblicati da Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco e quelli del quadro europeo. Ha poi presentato i verbali del dibattito che si è tenuto alla Camera dei deputati. "Non si questiona sull’utilità del vaccino, ormai dimostrata – spiega l’avvocato Bindi – io stesso sono vaccinato, ma ci si interroga sui rischi di reazioni avverse che possono esserci per i più piccoli in rapporto a quelli legati alla malattia per questa fascia di età, che sono molto bassi". La mamma, attreverso il suo legale, oltre a sottolineare l’importanza del vaccino in questo momento in cui la pandemia sembra in ripresa, ha presentato numeroso materiale. Sarà tenuto conto, inoltre, della volontà della figlia.

Quello che è in corso a Pisa è uno dei primi casi in Italia che riguarda un minore di questa età, gli altri hanno avuto come protagonisti 15-17enni. Tra qualche giorno, la giudice dovrebbe rendere nota la decisione.