"Usiamo i fanghi di dragaggio per il ripascimento delle nostre spiagge"

La scienziata Masciandaro parla di economia circolare: "Sarebbe un modo per contrastare l’erosione costiera"

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di Gabriele Masiero

"I sedimenti di dragaggio del canale dei Navicelli, ma anche quelli del porto di Livorno potrebbero servire per i ripascimenti delle spiagge e contrastare l’erosione costiera. Il tutto con costi per la collettività assai minori di quanto non si spende conferendo in discarica queste matrici che, in base a una loro caratterizzazione iniziale possono essere considerate rifiuti". Parola di scienziata: Grazia Masciandaro è infatti dirigente di ricerca responsabile della sede pisana dell’Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri Iret-Cnr, che da 15 anni studia come trasformare materiali considerati un problema in risorse naturali. E in vista degli effetti sulle nostre coste della realizzazione della Darsena Europa, con presumibili fenomeni erosivi soprattutto al Calambrone, questa soluzione potrebbe diventare l’uovo di Colombo. "Solo dal canale dei Navicelli - osserva la ricercatrice - si dragano annualmente 20 mila metri cubi di questi sedimenti che, una volta trattati e decontaminati, potrebbero essere utili a ricostruire circa 7001000 metri di spiaggia in funzione delle caratteristiche della costa e della tipologia di intervento. Ma i volumi diventano decine di volte superiori se si utilizzano anche quelli del porto di Livorno dove si scava fino a 16 metri di profondità". Insomma, un’economia circolare che costerebbe assai meno alle casse pubbliche e che può diventare anche un’importante misura compensativa in vista della costruzione del maxi terminal portuale.

Su questo punto deciderà la politica, ma Masciandaro chiarisce bene che quelli che oggi sono costosissimi materiali di scarto possono diventare una ricchezza per tutti: "Il miglioramento strutturale e biologico dei sedimenti per utilizzo ambientale e agronomico è fissato anche dai decreti ministeriali, ma secondo la nostra visione cerchiamo di farne un valore aggiunto riportandoli alla terra esattamente da dove provengono. E a costi significativamente più bassi rispetto a quelli che oggi devono essere sostenuti per smaltirli". L’eliminazione della contaminazione chimica di questi fanghi, assicura la scienziata, "costa circa un terzo meno del conferimento in discarica". Già oggi questi sedimenti, una volta trattati con metodiche biologiche, possono essere impiegati in agricoltura, e in particolare nel vivaismo per la coltivazione di piante ornamentali o alimentari (basilico, fragole), oppure per ricostruire suoli degradati: "E’ il loro destino naturale - osserva Masciandaro - utilizzarli per ripascimenti costieri, soprattutto se non sono contaminati o con un basso livello di contaminazione che sia compatibile con la normativa vigente come lo sono quelli dei Navicelli (ma anche quelli livornesi) che, ad esempio, possono essere impiegati per i ripascimenti dopo essere trattati con un procedimento biologico a costi contenuti. Ad esempio, l’ultimo quantitativo proveniente dalla darsena pisana, trattato presso un’azienda autorizzata a gestire questo tipo di materiali, è stato appena venduto a un vivaio che lo utilizzerà come componente di substrati per la coltivazione di fiori o piante".