Università e concorsi, "Così i potenti muovevano le pedine"

L’inchiesta sui concorsi pilotati all’Università per spartirsi i posti

L’ex ministro Augusto Fantozzi. A destra, Philip Laroma Jezzi

L’ex ministro Augusto Fantozzi. A destra, Philip Laroma Jezzi

Pisa, 15 marzo 2019 - Non era un «semplice» posto da ricercatore nella facoltà di giurisprudenza di Pisa, ma un tassello di un mosaico di incastri e poteri fra i baroni del diritto tributario italiano. L’incarico al professor Francesco Padovani doveva servire a innescare un giro che avrebbe portato ad insegnare a Firenze Guglielmo Fransoni, autorevole esponente della «Società degli Studiosi di Diritto Tributario» e ordinario dell’università di Foggia.

Il movimento delle pedine è stato ricostruito dalla guardia di finanza fiorentina, nell’ambito dell’inchiesta per corruzione, condotta dal pm Paolo Barlucchi, recentemente giunta alla richiesta di rinvio a giudizio per 45 «big» del mondo accademico italiano.

Alla partita partecipa, secondo le accuse, la professoressa associata di diritto tributario di giurisprudenza a Pisa, Brunella Bellè: da membro della commissione che dovrà giudicare i due candidati – il pisano Nicolò Zanotti e il fiorentino Francesco Padovani –, si sarebbe prestata ad alterare la valutazione in favore del secondo. Tutto questo perché il presidente della commissione, l’ordinario de La Sapienza di Roma Pietro Boria, e l’altro esponente della SSDT, Fransoni, le hanno suggerito di caldeggiare Padovani. In cambio la Bellè avrebbe ottenuto la promessa di un futuro appoggio per ottenere l’abilitazione scientifica nazionale di prima fascia per lei, e di seconda fascia per il suo allievo, Zanotti.

E come avrebbe fatto Fransoni ad aprirsi le porte per la cattedra di Firenze? La chiave è Giovanni Liberatore, professore ordinario di economia aziendale dell’ateneo del capoluogo. Per arrivare a Liberatore serve però il suo alter ego pisano, cioè Silvio Bianchi Martini, che è il compagno della Bellè.

Questo «giro» è collocato dagli inquirenti tra l’ottobre e il dicembre del 2016. E rappresenta anche un cambio di programma, rispetto a quanto sarebbe stato pianificato nel giugno precedente, visto che sempre la Bellè è accusata di aver cucito su misura, in quel periodo, il bando per il suo allievo Zanotti. Che poi, per interessi «superiori», si aggiudicherà invece Padovani. E perché proprio Padovani? Il suo nome, dicono le imputazioni, sarebbe stato partorito da un accordo raggiunto tra l’ordinario di diritto tributario a Siena, Alessandro Giovannini, l’omologo fiorentino Cordeiro Guerra, l’ex ministro Augusto Fantozzi e il professore emerito di tributario Pasquale Russo.