Statue capolavoro di Nino Pisano Santa Caterina sempre più ricca

Recuperato il gruppo dell’"Annunciazione" e "L’angelo e Maria" grazie anche al Rotary Club Pacinotti

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PISA

L’Angelo e Maria, il gruppo dell’Annunciazione, due fra le più belle statue di Nino Pisano ritrovano dopo molti decenni il loro spazio fra i capolavori dell’arte sacra pisana. Restaurato grazie al contributo del Rotary Club Pisa Pacinotti, il gruppo dell’Annunciazione nella chiesa di Santa Caterina è un altro significativo passo nel cammino di recupero e di valorizzazione dei beni artistici della chiesa, iniziato da don Guido Corallini e proseguito da don Francesco Bachi. Il gruppo, ai lati dell’altare centrale della Chiesa, qui arrivò agli inizi del XV secolo, "quando – spiega Francesca Barsotti, responsabile dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Pisa -, la compagnia dei Battuti di San Gregorio si trasferì nella chiesa domenicana di Santa Caterina. Prima le due statue erano conservate nella chiesa di San Gregorio che svolgeva le funzioni parrocchiali per la Badia di Camaldolese di San Zeno. La chiesa fu poi abbattuta dai fiorentini dopo la conquista di Pisa".

Notizie sul Gruppo e sul restauro si trovano nel recente libro con le foto di Nicola Gronchi e di Nicola Ughi, e i contributi di Marco Collareta, Francesca Barsotti, Gabriele Donati, e dei restauratori Marilena Anzani, Alfiero Raboblini, Davide Gulotta, Angela Dibendetto, Lucia Toniolo (con la prefazione del soprintendente Andrea Muzzi). Fra le novità emerse dal restauro, eseguito da Aconerre di Milano, ci sono la presenza originaria delle ali dell’angelo e dell’aureola nella Vergine Maria e quella di dorature e motivi decorativi nelle vesti. Per Marco Collareta, professore di storia dell’arte medievale all’Università di Pisa, osservare l’Annunciazione di Nino significa leggere in quella iconografia tanto essenziale quanto potente, le parole di Luca I, 26-38 e di Giovanni I, 1-14. Parole che "sono negli occhi di Nino Pisano mentre scolpisce il gruppo".

"E’ difficile – afferma Collareta – realizzare visivamente il Vangelo di Luca: non sappiamo dove quella scena avvenga tanto che, nel tempo, i pittori vi aggiungono una infinità di cose e di simboli, come i gigli, le colombe a rappresentare lo Spirito Santo o Dio padre". "Ma – prosegue -, quando guardiamo le statue di Nino torniamo d’un balzo al Vangelo di Luca, dove ci sono due soli attori". Collareta insiste sulla novità assoluta rappresentata dall’iconografia del gruppo di Nino, con il ‘vuoto assoluto in cui emergono due sole figure’. Anche la presenza di fianco all’altare maggiore è ‘giustificata’ dal Vangelo di Giovanni: "Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi".

"Ed ecco che – spiega ancora Marco Collareta – quel bambino che diventa corpo e sangue e nel grembo di Maria, lo diventa in ogni celebrazione eucaristica".