"Solo blanda goliardia Ancora oggi non ci credo"

Il generale Celentano, accusato di favoreggiamento insieme all’ex aiutante maggiore Romondia, chiederà l’abbreviato: "Prima facciamo, meglio è"

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Il generale Celentano chiederà di essere giudicato con rito abbreviato. E’ lui stesso a dirlo: "Prima si fa, meglio è". Nessuno dei tre ex caporali, accusati di omicidio volontario aggravato era presente in aula. C’erano però i due indagati per favoreggiamento, il generale Enrico Celentano, appunto, ex comandante della Folgore (assistito dall’avvocato Francesco Virgone) e l’ufficiale in congedo Salvatore Romondia, allora aiutante maggiore. Secondo gli inquirenti, Romondia (assistito da Barbara Druda) avrebbe telefonato all’allora caporale Alessandro Panella un’ora dopo il ritrovamento del cadavere del giovane allievo paracadutista. Un colloquio di 4 minuti dall’interno dell’ufficio dell’aiutante maggiore a casa Panella a Cerveteri. Una telefonata troppo lunga per salutarsi, che vale oggi l’ipotesi di reato di favoreggiamento, presumendo che i due in quella circostanza abbiano parlato proprio del ritrovamento del corpo. E quindi Romondia avrebbe aiutato i tre ex caporali ad eludere le investigazioni.

Come avrebbe fatto, per la procura, il generale Enrico Celentano a cui viene contestato il favoreggiamento per aver omesso di riferire quanto a sua conoscenza in relazione alla morte di Scieri. Celentano non avrebbe saputo chiarire le circostanze di una sua probabile presenza a Pisa la notte dell’omicidio (la cella telefonica che serve la zona della Gamerra registra il telefono cellulare fornitogli dalla Folgore alle 23.47), i motivi di una rapidissima e improvvisa ispezione in caserma all’alba del 15 agosto a cui segue, il 16, appresa la notizia del ritrovamento del cadavere, una sua presenza alla Gamerra di due minuti.

Generale pensava che tutta questa vicenda, alla fine, l’avrebbe portata fin qui?

"Preferivo di no, il discorso è lungo".

A distanza di tempo ha un pensiero per la famiglia Scieri

"Che cosa devo dire, sono rimasto sorpreso e mi dispiace quello che è accaduto perché nel nostro ambiente, nella specialità della nostra forza armata di terra, questi fatti non succedevano. Fatti di goliardia ce ne sono sempre stati come dappertutto; però di questi fatti qua non ci credevo, non me l’aspettavo".

Questa forma però era tollerata?

"Era tollerata come nelle università e nelle scuole. Quella cosa blanda. Noi s’è sempre fatta. Non si arrivava a questi punti"

In questi vent’anni a questa vicenda c’ha ripensato?

"C’ho ripensato perché non credevo possibile che capitasse una cosa del genere nel nostro ambiente, fatto di gente entusiasta, gente sana, che vuole bene alla terra dov’è nata, che vuole bene alla famiglia, che rispetta le regole. Non me l’aspettavo".

Col senno di poi attribuirebbe ancora il fatto ad una prova di forza andata male?

" Può darsi. Io ho sempre pensato quello. Ho sempre pensato che non fosse stato causato, come sembra che invece sia avvenuto, per colpa di altri".

Oggi però questa consapevolezza c’è l’ha anche lei?

"Sono abituato a dire quello che vedo, che ho visto e del quale sono certo. E anche allora, a volte, ho dei dubbi. Ma ho visto giusto, mi chiedo? E’ cosi?".

Rivedere quei giovani cresciuti... incontrarli...

"Incontrarli per dire cosa? Cosa devo dire loro: siete gente che non meritavate di fare parte di quel corpo lì. Questo devo dire loro? Ammesso che sia così. Io ho dei dubbi. Non credo possibile una cosa del genere".

Carlo Baroni