‘Soldi della camorra ripuliti a Pisa’ Sentito collaboratore di giustizia

Rievocati fatti risalenti all’83 e all’allora geografia dei clan nel napoletano

Il sequestro Presta, il potere dell’allora boss di Forcella e l’organizzazione dei clan, i soldi del riscatto (oltre 600 milioni di lire) e come vennero riciclati. Siamo negli anni ’80, a Napoli, e sono storie di camorra rievocate ieri, in tribunale a Pisa che ha sentito un collaboratore di giustizia nel processo scaturito da un’inchiesta della Dda di Roma su un presunto flusso di soldi sporchi del clan dei Contini di Napoli riciclati attraverso l’acquisto di ristoranti e bar fra Pisa e la Versilia. Un processo (fatti del 2010) in tribunale a Pisa con 11 imputati accusati a vario titolo di riciclaggio, bancarotta e intestazione fittizia di beni. Il collaboratore di giustizia – nelle prossime settimane ne sarà sentito un altro – è stato sentito nel tentativo di far emergere i rapporti con quello che secondo l’accusa sarebbe l’imputato "chiave" del processo: Salvatore Righi, (assistito dall’avvocato Antonio Cariello), imprenditore che tra il 1998 e il 1999, fu presidente del Ponsacco. Lui, secondo il pm Monferini, sarebbe tra i riciclatori dei soldi del clan Contini di Napoli anche utilizzando le attività messe in piedi negli anni passati da un suo parente tra Pisa, San Giuliano e Viareggio: tutte le attività hanno cambiato gestione e sono estranee all’inchiesta.

Il collaboratore di giustizia ha ricordato le vicende dell’83 e il coinvolgimento di Salvatore Righi nell’attività di riciclaggio successiva al sequestro per il quale è stato giudicato con sentenza definitiva. Non ha invece saputo dare elementi che avvicinino l’imprenditore ad ambiente della camorra, successivi a quei fatti. Il familiare di Righi, anche lui imputato, è Espedito Parisi, 51 anni, residente a Tirrenia, conosciuto ristoratore che si è sempre dichiarato innocente. Tutti gli altri imputati devono rispondere solo di intestazione fittizia di beni.

C. B.