"Senza l’asporto è la fine Noi andiamo dal prefetto"

Un gruppo di ristoratori: "Troppo rischioso restare aperti oltre la chiusura: le multe peggiorerebbero le cose". Duecento firme ai sindaci: "Subito i ristori"

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Non ci saranno serrande alzate venerdì a Pisa, per protestare contro l’ultimo Dpcm, ma una manifestazione che, alle ore 10, davanti alla prefettura in piazza Mazzini, coinvolgerà i ristoratori pisani. L’idea è di Alessandro Mei, già tra i promotori, in dicembre, del documento "Io non voglio sparire", con il quale i ristoratori chiedevano alle istituzione a allo stato di essere aiutati proprio a causa del rischio di dover abbassare per sempre le serrande e di fallire, a causa delle restrizioni anti-Covid degli ultimi Dpcm che hanno reso impossibile lavorare.

"In un primo momento – riferisce Alessandro Mei, proprietario del Saliscendi Ristopub di Ghezzano – avevamo pensato di protestare rimanendo aperti, ma avremmo aderito in pochi, quindi organizzeremo una manifestazione". La nuova idea è arrivata dopo un incontro tra Mei e la questura di Pisa: "Ci hanno detto – continua – che la polizia è obbligata a controllare e chi aprirà durante il ‘coprifuoco’ avrà multe sempre crescenti, a partire da 400 euro. Persistendo le attività potrebbero arrivare anche alla chiusura per 30 giorni".

Mei ha pensato a una strategia diversa, che presenterà alla Prefettura proprio venerdì: "L’idea, – spiega – è quella di chiedere di differenziare le zone di Pisa tra aperture e chiusure, come le zone d’Italia nel Dpcm, prediligendo delle chiusure nelle zone della movida. Chi rimarrà chiuso avrebbe diritto a maggiori fondi, ma dev’essere il governo a rimodulare gli aiuti". Marco Ton, proprietario del Viavai, spiega come si è arrivati a questa soluzione, raccontando gli incontri con le istituzioni delle settimane precedenti: "Ci siamo recati in rappresentanza dal Sindaco di San Giuliano Terme e dall’assessore del Comune di Pisa Pesciatini, portando oltre 200 firme e chiedendo il più possibile aiuti e finanziamenti". I comuni hanno aiutato come hanno potuto, ma ci sono limitazioni: "Purtroppo – prosegue Ton – i Comuni hanno strumenti limitati, pur essendoci venuti incontro alle nostre esigenze con facilitazioni su suolo pubblico, Tari e bandi per sovvenzioni". Intanto le aziende di ristorazione hanno deciso di fare fronte comune, come spiega Antonino Mondella, proprietario della pizzeria da Toni: "Non possiamo stare con le mani in tasca senza fare nulla e poi lamentarci perché non arriva quello che ci è dovuto. È il momento che il governo venga in nostro soccorso". E conclude raccontando i problemi della propria pizzeria, senza nascondere preoccupazioni per le novità dell’ultimo Dpcm: "Privarci dell’asporto rischia di portare le nostre attività vicine alla fine. Continueremo ad andare avanti e a tenere duro, non volendo licenziare nessuno e facendo un’alternanza tra i nostri dipendenti cercando di non lasciare nessuno a mani vuote, ma è sempre più dura".

Michele Bufalino