Il caso Scieri, la superperizia e due inchieste verso il capolinea

Occhi puntati sulle conclusioni della professoressa Cattaneo: un ultimo incontro collegiale con i periti di parte e poi la consegna dell'ultimo tassello dell'inchiesta sulla morte del parà

Emanuele Scieri

Emanuele Scieri

Pisa, 6 maggio 2020 - La super perizia della professoressa Cattaneo è il tassello che manca alla Procura di Pisa per chiudere le indagini (prorogate fino a giugno) sulla morte di Emanuele Scieri. Ma, da quanto si apprende c'è un incontro collegiale, un'ultima riunione, con i consulenti delle parti che avrebbe dovuto tenersi e sarebbe invece stata fermata dallo scoppio della pandemia. Quindi potrebbe essere questo il passaggio che invece dovrebbe consentire la fase 2, in modo che poi, consegnata la consulenza, gli inquirenti pisani possano chiudere il cerchio sul giallo in piedi dal 1999. Era il 13 agosto quanto il parà siracusano arrivò alla Gamerra di Pisa e scomparve in caserma: venne ritrovato senza vita tre giorni dopo occultato sotto un tavolo. Per la procura pisana che ha condotto una imponente inchiesta dopo le conclusioni della commissione parlamentare d'indagine, Scieri morì all’esito di un atto di nonnismo: i tre ex caporali (Andrea Antico, Alessandro Panella e Luigi Zabara, oggi 41enni, indagati per omicidio volontario) avrebbero percosso e costretto la recluta a scalare la torre di asciugatura dei paracadute e dopo averne provocato la caduta lo avrebbero lasciato agonizzante, senza chiamare i soccorsi e determinandone così la morte.

Per la Procura militare di Roma, che a sua volta sta conducendo un inchiesta arrivata alle battute finali, gli stessi  indagati, quali superiori in grado, avrebbero punito Scieri dopo averlo sorpreso al cellulare, il cui utilizzo era vietato. Così, dopo averlo picchiato, lo costrinsero a effettuare la salita della scala con la sola forza delle braccia, «con ciò accettando il rischio che egli potesse precipitare al suolo con lesioni». Cosa che accadde: i tre se ne sarebbero andati, negandogli i soccorsi e lasciandolo morire.  Dopo anni nei quali il mistero della morte di Lele è rimasto incagliato tra omertà, presunti insabbiamenti e archiviazioni, ora ci sono due inchieste parallele, entrambe al capolinea e sue Procure all'opera: circa la competenza sul caso, alla fine, potrabilmente dovrà decidere la Cassazione. Si tratta tuttavia di due inchieste sulle quali l'attenzione è alta da parte del folto gruppo riunito dall'Associazione  ‘Giustizia per Lele’ (migliaia le adesioni) per quelle che saranno le conclusioni e il copione che potrebbe svelare il giallo. Il cui epilogo - la morte del 26enne -  potrebbe trovare le ragioni in qualcosa che era accaduto prima dell'arrivo alla Gamerra, per qualcosa che Lele aveva visto o sentito. E non si doveva sapere. Magari durante quel viaggio con cui era arrivato a Pisa e dove sarebbero cominciati gli atti di nonnismo verso le reclute. Forse proprio quegli atti dovevano restare un segreto.