Salta la mitica festa del Pd a Riglione

Il gruppo dirigente: "C'è stanchezza tra i militanti per come sono andate le cose"

L’ex amministratore di Pisamo Fabrizio Cerri insieme ai volontari della festa del Pd di Riglione

L’ex amministratore di Pisamo Fabrizio Cerri insieme ai volontari della festa del Pd di Riglione

Pisa, 14 agosto 2018 - Salta, almeno per ora, la tradizionale festa de l’Unità di Riglione, la più partecipata in città, capace di assicurare oltre 600 pasti giornalieri ai suoi visitatori e di essere da anni il cuore pulsante della militanza Pd. Ma la sconfitta alle recenti amministrative e soprattutto le divisioni interne ai dem hanno colpito (e affondato?) uno degli appuntamenti più frequantati dell’estate pisana. Un luogo di confronto e di dibattito che ora si è trasformato in un terreno di scontro: un ideale ring tra il gruppo dirigente del partito e la minoranza interna che non ha gradito le modalità con le quali si è arrivati all’elezione di Biagio De Presbiteris alla guida della segreterai cittadina.

L’annuncio del no alla festa di Riglione arriva direttamente dal consiglio direttivo del circolo: «C’è stanchezza tra i militanti - scrive il gruppo dirigente - per come sono andate le cose. Le ripetute sconfitte degli ultimi anni, vissute come il risultato di un’incapacità del partito a stare dalla parte giusta. Uguaglianza e democrazia. Misurarsi con i bisogni reali delle persone, assillate quotidianamente dai tanti problemi generati dalla società delle incertezze sociali che finisce per generare insicurezze e paure crescenti. Non si può fare con le agenzie e la propaganda. Può funzionare solo per un po’ di tempo. E’ necessario ricostruire l’attendibilità di una politica solida, radicata, attenta, alla fine di un ciclo dove il Pd è stato invece considerato, a torto o a ragione, con lo sguardo rivolto da altre parti».

Uno schiaffo ai vertici dem che si materializza con un altro passaggio: «Il carattere della Festa, attento ai problemi del territorio e dei cittadini, la presenza sistematica di molte associazioni, ha rappresentato l’esempio concreto su cosa debba essere il Pd, un partito aperto e inclusivo, partecipato e democratico, non autoreferenziale e di vertice così com’è accaduto spesso».

Fino alla stilettata conclusiva: «Il Pd pisano non ha ritenuto indispensabile approfondire queste e altre ragioni per tentare di ripartire. L’obiettivo era di eleggere un segretario subito, senza discussione, a qualsiasi costo, anche con interpretazioni discutibili delle norme statutarie. Molti nostri militanti non hanno capito le ragioni della forzatura. Non si tratta di un problema personale ma politico. Che fretta c’era? Perché si è voluto evitare una discussione nel merito, anche accesa, finendo per alimentare la percezione di un male oscuro che si aggrava, togliendo a tanti militanti la speranza che questo partito si possa riformare dall’interno. Perché non sono stati coinvolti i circoli che rappresentano l’asse portante del partito, dal quale ripartire per ricostruire un radicamento indispensabile a farci avvicinare ai bisogni e alle attese dei cittadini? Per almeno cinque anni dovremo stare all’opposizione. Ci può far bene. Basta imparare che l’umiltà e la democrazia, l’attenzione alle ragioni degli altri, rappresentano elementi essenziali per ripartire». Riglione perde la festa per provare a riconquistare il partito (o quel che ne resta).