Caso Ragusa, il figlio: "Assolvete mio padre. E' innocente"

Daniele Logli difende il padre, accusato di avere ucciso Roberta Ragusa, scomparsa la notte fra il 13 e il 14 gennaio 2012. Il giovane, è parte offesa nel procedimento che si celebrerà il 28 marzo a Firenze

Roberta Ragusa

Roberta Ragusa

Pisa, 23 marzo 2018 -  Daniele Logli «vuole essere presente e partecipare al processo a carico del padre, non per vederlo condannato ma nella speranza di vederlo prosciolto da ogni accusa contestata». Lo scrive in una memoria trasmessa alla corte di assise d’appello, l’avvocato Beatrice Vestri che tutela il figlio maggiore di Antonio Logli, accusato di avere ucciso la moglie Roberta Ragusa, la notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012. Il giovane, che ha 21 anni, è parte offesa nel procedimento che si celebrerà il  28 marzo. In primo grado il padre è stato condannato a vent’anni di carcere, ma secondo il ragazzo è innocente.

Il giovane, prosegue la memoria, «vuole testimoniare, con la sua sola silenziosa e composta presenza in aula, la sua ferma convinzione che il padre non ha commesso i fatti di cui viene accusato». Nel testo il legale sottolinea, infatti, che il ragazzo quella terribile notte di sei anni, fa quando sua madre scomparve nel nulla, era a poca distanza dalla soffitta dove si sarebbe consumata la lite secondo la tesi accusatoria, eppure nessuno «ha mai chiesto al figlio se avesse udito il litigio tra i genitori o qualcosa di insolito la notte della scomparsa della madre». Daniele, si legge ancora nella memoria, è «fermamente convinto» che suo padre «non avrebbe avuto e non abbia le capacità» di commettere ciò che gli viene contestato e soprattutto «non avrebbe ma potuto sopportarne così a lungo le conseguenze e il peso».

Nella memoria, Vestri sottolinea che «nonostante le imposizioni ‘inquisitorie’ di presunti maltrattamenti» subiti dai figli per costringerli a tacere davanti agli inquirenti «sono rimaste prive di alcun riscontro» e conclude che il padre di Daniele che in questi anni «ha incoraggiato suo figlio, lo ha rassicurato, difeso e protetto da tutto quello che la vita gli ha riversato addosso con inaudita ferocia» e se il ragazzo «è riuscito a lenire, il dolore e il trauma derivante dalla scomparsa della madre, ciò è frutto oltre che dell’educazione e dei valori profusi nel tempo da entrambi i genitori, anche e soprattutto del supporto e della vicinanza paterna: ecco perché, da figlio, è convinto che sarà fatta finalmente giustizia e che suo padre verrà prosciolto».

L’appello  è  in programma il 28 marzo a Firenze e si celebrerà con la formula del rito abbreviato, in una sola udienza a porte chiuse: l’accusa chiederà la conferma della sentenza di primo grado, nella quale Logli fu riconosciuto colpevole di omicidio e distruzione di cavadere. Tesi condivisa anche dalle parti civili (le cugine di Roberta e l’associazione Penelope). La difesa invece tornerà a proclamare l’innocenza di Logli rinnovando la richiesta di esplorare piste alternative circa la scomparsa della donna, evocate anche nella memoria difensiva di Daniele Logli quando il legale scrive della speranza per i figli «di sapere che la loro mamma non è morta».

Gab. Mas.