Caso Ragusa, sette anni dopo. "Roberta l’ultima volta l’ho vista in cucina"

Un’unica grande domanda: che cosa è successo la notte della scomparsa, tra il 13 e il 14 gennaio del 2012?

Roberta Ragusa

Roberta Ragusa

Pisa, 11 gennaio 2019 - Sette anni senza Roberta Ragusa e un’unica grande domanda che porta con sé altri dubbi: che cosa è successo la notte della scomparsa della donna, quella tra il 13 e il 14 gennaio del 2012? Ore cruciali sia per l’accusa - i giudici dell’appello hanno confermato la sentenza di primo grado condannando Antonio Logli a 20 anni per l’uccisione della moglie e per la distruzione del suo cadavere - sia per la difesa che ha sempre smontato le testimonianze secondo cui l’impiegato comunale di San Giuliano sarebbe stato notato in strada.

La sua ricostruzione, il marito, l’ha fatta, di recente, in tv. Si attende ora la pronuncia della Cassazione.

"Quella sera non sono mai uscito di casa e ho dormito tutta la notte fino alle 6.45 quando è suonata la sveglia del cellulare". "L’ultima volta che l’ho vista? Era in cucina. Ricordo di aver trovato i suoi vestiti il giorno dopo appoggiati alla poltroncina di camera".

Una versione di quei momenti l’hanno scritta i giudici fiorentini nel loro verdetto. Roberta si sarebbe allontanata, "sotto l’influsso di un’enorme emozione e paura", dalla casa di Gello per fugguire nei campi vicini all’abitazione ("Per sottrarsi alla vista e al prevedibile inseguimento del marito di cui aveva paura"). Sarebbe scappata "in tenuta da notte", dopo aver sentito la telefonata del marito e aver scoperto che l’amante era Sara Calzolaio.

"Allarmata, in stato di allerta ma ansiosa di raggiungere la verità fino ad allora sfuggita, deve essersi posta in stato di vigilanza, spiando le mosse del marito e cercando di carpirne i dialoghi". A quel punto, "la reciproca sorpresa in flagranza con un istantaneo e terribile faccia a faccia tra i coniugi, rivelatore della scoperta della reciproca raggiunta, consapevolezza".

La giuria parla di terrore alimentato "anche dalla recente esperienza", la caduta dalla scala quando era andata in aiuto del marito che stava sistemando degli scatoloni in soffitta, "vissuta dalla donna come un tentativo di omicidio". Per questo non ci sarebbe stata alcuna discussione nell’immediato. "In preda al panico percependo il grave pericolo per la propria incolumità è semplicemente e istintivamente scappata, così come si trovava".

Il marito, invece di correrle dietro, la aspetta. Sono circa 30 minuti dopo la mezzanotte. Qui "si colloca la formidabile deposizione del Gozi, che... vede il Logli in posizione statica di attesa...". Mezz’ora dopo, il successivo avvistamento da parte del testimone chiave che afferma di aver percepito un litigio tra un uomo e una donna. Il movente, per l’appello, c’è, ed è economico. Assente il corpo.

"Il suo mancato rinvenimento impedisce di verificare con quale mezzo sia stato cagionato l’evento morte ma non esclude certo che l’omicidio si sai realizzato".