Rapinatore ucciso: "Fu legittima difesa"

Assalto alla cassa del Palabingo: le motivazioni con cui la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della famiglia della vittima

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"Nella situazione data, cercare di fuggire significava esporsi ad un pericolo ancora maggiore". Si legge in un passaggio delle motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dopo la sentenza d’appello dai familiari di Davide Giuliani, 46 anni di Montecalvoli, morto durante la rapina a Navacchio.

"Paolíní – scrivono gli ermellini – si sarebbe dovuto esporre al pericolo di essere raggiunto da uno o più colpi di arma da fuoco da parte dell’ignoto aggressore: in altri termini, cercare di fuggire significava esporsi ad un pericolo ancora maggiore, cioè quello di dare le spalle ad una persona armata e con intenzioni evidentemente aggressive, di notte ed in una strada che non consentiva oggettivamente di allontanarsi alla massima velocità possibile". Era la notte del 13 agosto 2015. Davide Giuliani, mentre stava tentando la rapina, morì per mano di Simone Paolini, 43 anni. Paolini e Giuliani, quest’ultimo all’epoca in congedo da otto mesi, lavoravano per lo stesso istituto di vigilanza, il Corpo Guardie di Città. Quella notte - la ricostruzione - l’agente Paolini prima fu minacciato da Giuliani che con il volto coperto da un casco integrale gli chiedeva di consegnargli l’incasso del Palabingo (circa 6mila euro), appena ritirato, dalla struttura di Navacchio, e poi si difese sparando due colpi da dentro l’auto. Quindi, la colluttazione in cui Paolini si accorse dell’identità del rapinatore: era il suo collega. Finito a processo per omicidio preterintenzionale – assistito dall’avvocato Erminia Imperio – Paolini è stato assolto in abbreviato a Pisa e poi in appello, ritenendo i giudici sussistente la legittima difesa.

Le parti civili, assistite dall’avvocato Fausto Malucchi, tra vari aspetti, avevano puntato il dito davanti alla Suprema corte sulla sentenza d’assoluzione quando questa esclude la possibilità della comoda ritirata: " In nessuna delle sentenze di merito si analizza la fase in cui – si legge – il rapinatore è a terra ferito, investito da un’autovettura, e la guardia giurata è all’interno di un’auto accesa, con ampio spazio per potersi allontanare, e, invece di fuggire, decide di disarmare il rapinatore a terra e quindi di catturarlo. Così facendo "avrebbe posto in pericolo sé stesso e il rapinatore, provocando in tal modo l’evento mortale". Il caso ora è chiuso.

Carlo Baroni