È morto da quattro anni ma finisce sotto processo

Il decesso non era stato comunicato al tribunale

L’uomo era morto in un incidente in via del Nugolaio

L’uomo era morto in un incidente in via del Nugolaio

Pisa, 24 aprile 2018 - La burocrazia italiana «incaglia» anche la macchina della giustizia. E porta a dichiarare il non doversi procedere per morte del presunto reo (solo il processo poteva accertarne la colpevolezza) quattro anni dopo l’avvenuto decesso. Infatti la stessa citazione diretta a giudizio era già arrivata con l’imputato deceduto da oltre un anno: la giustizia ha continuato a cercarlo anche da morto. E’ succeso in tribunale a Pisa, con sentenza pronunciata ieri, nel processo a carico di uno straniero per una vicenda di ricettazione il cui imputato era deceduto nel gennaio del 2014 in un incidente a Navacchio.

Allora in una notte di buio e di pioggia un ciclista fu urtato e fatto cadere da un’auto in via del Nugolaio a due passi dalla rotatoria della Fipili. Il ciclista era Z. G., residente a Cascina, un 45enne di origini straniere, morto in seguito alla ferite. E quell’uomo era anche l’imputato del processo di ieri, davanti il giudice monocratico Grieco – pubblico ministero onorario Saviozzi – nell’aula 2 del palazzo di giustizia. L’avvocato Roberto Nocent, difensore d’ufficio, ha rappresentato e documentato il decesso di quell’uomo che avrebbe dovuto essere giudicato – e di certo avrebbe tentato di difendersi – dalla ricettazione di due bobine di cavo di rame di illecita provenienza in quando provento di furto: fatto accertato a Cascina il 3 marzo del 2013.

L’imputato, classe 1969, era domiciliato nel campo nomadi. Anche questo aspetto, indubbiamente, avrà di certo aiutato l’italica burocrazia unitamente alle comunicazioni che i familiari dello stesso avrebbero mancato con il legale che era stata assegnato al loro congiunto, morto in una tragedia della strada. L’uomo era sposato, originario dell’ex Jugoslavia, e quella sera stava pedalando vicino a un altro amico, anche lui in bici.

A colpirlo – secondo la ricostruzione dei fatti – fu una Mercedes Classe A, condotta da un uomo di Pontedera, un 55enne che dichiarò di non aver visto il ciclista. Auto e bicicletta furono messe sotto sequestro, e la salma come da prassi fu trasferita alla medicina legale. Tutto come legge prevede. A seguito del decesso, era il 23 gennaio del 2014, ci fu l’identificazione del cadavere e l’iter che ne consegue. Nel 2015, però, il 5 febbraio del 2015 – come ricostruito dall’avvocato Nocent – un anno dopo la morte, per lo slavo arriva la citazione a giudizio. Tardi ormai, purtroppo, per processarlo.