Pisa-mania, la parola all'esperto: "Niente paura. Anzi, godetevi questa magia"

Lo psicologo dello sport Davide Bonavolontà spiega come affrontare la doppia sfida playoff. I consigli per la squadra. E per i tifosi

Lo psicologo dello sport Davide Bonavolontà risponde a La Nazione

Lo psicologo dello sport Davide Bonavolontà risponde a La Nazione

Pisa, 25 maggio 2022 - Una corsa in più per il compagno, il sacrificio per aiutare la squadra in un momento di particolare sofferenza in fase difensiva, la giocata che può risolvere l’esito della sfida. Sono questi i particolari che generalmente indirizzano le delicate sfide di playoff e che rompono l’equilibrio delle gare che decidono l’esito di un’intera stagione. A distanza di tre anni dall’ultima esperienza, una provincia intera tinta di nerazzurro è alle porte del capitolo finale degli spareggi che mettono in palio un sogno, più che un obiettivo. Lo psicologo dello sport Davide Bonavolontà ci aiuta a entrare nelle pieghe più nascoste della doppia sfida che mette il Pisa di fronte al Monza, partendo proprio dalla fine, cioè dal traguardo che entrambe le formazioni inseguono: "La Serie A manca all’ombra della Torre da 31 anni. A Monza invece non si è mai vista. Questo aspetto si percepisce anche da lontano osservando la sintonia che si è creata tra giocatori e pubblico. Mi ha colpito in particolar modo l’ambiente dell’Arena Garibaldi durante la semifinale di ritorno contro il Benevento: squadra e tifosi mi sono sembrati un blocco unico, mosso dal comune desiderio di coronare un sogno lungo praticamente una generazione".

Secondo lei, quindi, la pressione del pubblico potrebbe essere esclusivamente un fattore positivo?

"Nel caso del Pisa, arrivati a questo punto della stagione, sì. Siamo ormai alle porte delle due partite che decidono il lavoro di dieci mesi. Mister D’Angelo e i suoi calciatori vivono ormai in totale simbiosi con i loro sostenitori. Inoltre nello spogliatoio c’è un elemento capace di fare da ‘conduttore della pisanità’. Un aspetto di primaria importanza".

Si riferisce a Samuele Birindelli

"Un ragazzo di appena 22 anni che ha la fortuna di poter indossare la maglia della squadra della sua città, quella per cui fa il tifo fin da bambino e con la quale ha svolto tutta la trafila dalle giovanili al professionismo. È giovane, ma è già il simbolo del gruppo e di un periodo storico eccezionale per la società e la città. Domani guiderà da capitano la squadra e i tifosi in una finale playoff: è realmente qualcosa di eccezionale che può sprigionare soltanto emozioni e tensioni positive".

In frangenti come questi non deve esserci spazio per la paura?

"Il timore di vedere sfumare un sogno è inevitabile. Ma si deve avere la forza di tramutarlo in stimolo. In queste partite contano sicuramente la tecnica e la tattica, ma generalmente si vincono con la testa e con il cuore. Se potessi dare un consiglio a D’Angelo e ai calciatori, direi loro di non avere paura di perdere. È inutile pensare a cosa potrebbe andare storto. Durante l’anno il Pisa ha dimostrato di avere i valori sportivi e umani necessari per approdare in Serie A: in queste due ultime partite non deve cambiare niente. Non servono invenzioni particolari: occorre mettere in campo quanto mostrato nelle precedenti 40 partite".

E ai tifosi che non hanno mai visto così da vicino la Serie A negli ultimi 31 anni cosa consiglia?

"Di godersi il vantaggio di disputare il ritorno della finalissima dentro all’Arena Garibaldi. Diffidate da chi dice che non conta il contesto della partita: giocare nello stadio pisano è complicato per chiunque. Il tifo sarà sicuramente un fattore positivo per la squadra nerazzurra".

M.A.