Vana la «lezione» di Abodi. Serie B di nuovo nel caos

Ciò che ha passato il Pisa non ha insegnato nulla ai vertici del calcio L’ex presidente di Lega: «Le regole per verificare le proprietà ci sono»

Andrea Abodi

Andrea Abodi

Pisa, 29 novembre 2019 - Tre anni dopo nulla sembra essere cambiato. E a rimetterci, come sempre sono quelli che pagano davvero (i biglietti, gli abbonamenti). I tifosi, insomma. Qu elli che sventolano i colori delle loro città (e qualcuno vorrebbe pure multarli) e non fideiussioni (più o meno attendibili) o carte da bollo. Come tre anni fa Petroni riporta la serie B nel caos. Dopo avere «suicidato» il Pisa, torna alla ribalta per una sua presunta multiproprietà illecita di due squadre nello stesso campionato (Juve Stabia e Trapani) che ora rischiano l’esclusione e getta una nuova inquietante ombra sulla seconda lega calcistica italiana. Allora fu il presidente Andrea Abodi a spingersi ben oltre il suo mandato per salvare la regolarità sportiva del torneo, oggi Balata tace e osserva. E’ presto per saltare alle conclusioni, ma che qualcosa non funzioni nei meccanismi di controllo appare indubbio. Il problema non è Petroni o chi per lui. Il problema è che, nonostante il precedente caos nerazzurro, l’imprenditore romano entra ed esca della porte girevoli del calcio che conta da un ingresso principale che pare senza guardiani. E anche se il deferimento della procura federale non è una sentenza di condanna, è sufficiente a far scattare il campanello di allarme di un calcio malato, incapace di di guarirsi da solo.

La Nazione, tre anni fa e prima di molti, raccontò l’impero di carta sul quale si reggeva la capacità finanziaria dell’imprenditore romano. Oggi Petroni si difende affermando che tutto è in regola e che, semmai, c’è stata solo qualche comunicazione tardiva agli organi federali. I pisani lo sanno bene, poi come andò a finire. La Lega di B, invece, pare non averlo imparato. E oggi con il fiato sospeso ci sono altre due piazze appassionate che fanno fatica a capire e non sanno a chi credere. La giustizia sportiva farà il suo corso, le istituzioni calcistiche hanno già perso, comunque, un’altra volta. Lo diceva anche Abodi nel febbraio 2017, quando da candidato alla presidenza della Figc, puntò su tre parole chiave per sintetizzare il suo Manifesto elettorale: «Reputazione, competitività, sostenibilità». La Lega di B, con l’avvenuto deferimento di Petroni e dei «suoi» due club, non ne ha messe in pratica neppure una.

«Gli strumenti per individuare chi sia il reale proprietario di un club - commenta oggi Abodi con La Nazione - sono previsti dalle norme federali. Anche quando questi proprietari risultino più o meno schermati da società fiduciarie». Che, tradotto per chi non ha ruoli istituzionali, vuol dire: lo si poteva far prima e non 4 mesi dopo l’inizio del campionato...