Paxlovid, la pillola anticovid di Pfizer. Il virologo: "Arma utile, ma non è acqua fresca"

Marco Falcone (Università di Pisa): "Gli studi indicano un'alta efficacia, ma va prescritta da specialisti e somministrata in ospedale"

Pisa, 29 gennaio 2022 - "Questo farmaco della Pfizer sembra rappresentare un'ottima opportunità da diversi punti di vista, perché lo studio clinico che ha portato all'autorizzazione dell'utilizzo dà dei dati di efficacia nel prevenire la malattia Covid molto alti, con una riduzione del rischio di ricovero del circa il 90%. Quindi è un farmaco molto interessante e potenzialmente molto utile". Così all'Adnkronos Salute il virologo Marco Falcone, professore associato di Malattie infettive dell'Università di Pisa e segretario della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit), dopo il via libera a Paxlovid*, il farmaco anti-Covid della Pfizer.

Ben tollerata, ma va prescritta da specialisti

"Le indicazioni terapeutiche - ricorda il medico - sono molto simili al molnupiravir, la pillola della Merck già approvata, e cioè va dato entro i primi 5 giorni dall'insorgenza dei sintomi sempre per 5 giorni di trattamento. E' un antivirale formato da due molecole antivirali combinate insieme, quindi possono avere delle interazioni e la prescrizione - avverte Falcone - non può essere fatta in maniera banale perché possono anche interagire con altri farmaci, vanno prescritti possibilmente da un infettivologo e cioè da persona competente. Li potranno prescrivere anche i medici di famiglia, ma dopo che li avranno conosciuti e sicuramente per il momento gli infettivologi sono quelli che hanno maggiore esperienza con molecole del genere che sono comunque molto ben tollerate perché dai dati del trial la sicurezza di questi farmaci era altissima. E' chiaro - sottolinea il virologo - che avere a disposizione due farmaci orali per il Covid amplia di molto le possibilità di trattare i pazienti precocemente e quindi è una buona notizia".

"Non è per tutti: serve comunque visita in ospedale"

"Tuttavia - frena Falcone - non è che se si contrai il Covid si può chiedere al proprio medico la pillola. Non sarà una cosa così facile e automatica - chiarisce - per due motivi: primo perché la prescrivibilità di questi farmaci è riservata a categorie a rischio come diabetici, pazienti con patologia cardio-vascolare, respiratoria, oncologici o obesi. Quindi non sono farmaci per tutti, almeno in questa prima fase. E secondo perché è comunque una somministrazione ospedaliera, quindi sì serve che il medico di famiglia venga contattato, ma si metta in contatto con l'unità di malattie infettive o l'ospedale che servirà per la visita, perché - spiega l'esperto - il paziente va comunque visitato nel centro di riferimento che poi gli consegnerà la scatola. Il malato deve comunque andare in ospedale per una valutazione clinica, quindi è cruciale creare dei percorsi tra medicina di base e ospedale che permettano alle persone di arrivare lì essere visitati, vedere se hanno i requisiti e ricevere la terapia con i farmaci orali".

L'esempio di Pisa

"Noi per esempio a Pisa - dice il segretario Simit - abbiamo creato un percorso ad hoc dove i pazienti vengono gestiti da un ambulatorio di malattie infettive che è aperto ai pazienti che ci vengono segnalati dai medici di famiglia e dalle Usca e addirittura possono essere accompagnati dall'ambulanza e riportati a casa. Ecco - conclude - la scomodità è che non sono farmaci prescrivibili a domicilio, cioè non può venire il parente a prendersi la scatola: i pazienti devono essere valutate caso per caso e i farmaci prescritti da medici autorizzati perché non sono proprio acqua fresca".