Rapina in villa, «Ci legavano e ripetevano: ‘Vi si brucia vivi’»

Rapina nella villa dell’imprenditore Giannessi a Tirrenia, parla la moglie Luigina: «Ho i brividi, rivedo ancora quell’uomo sbucato dal buio»

Polizia

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Pisa, 18 gennaio 2021 -  «Mi vengono i brividi, a raccontarlo mi sento male». Almeno quattro o cinque uomini. Probabilmente di origine africana, forse marocchina. «Dov’è il caveau?» chiedevano a ripetizione mentre frugavano ovunque e legavano, in due stanze diverse (lei con i fili del telefono strappati, lui con quelli del pc), i coniugi: Manlio Giannessi, storico titolare del bagno Lido di Tirrenia, e la moglie Luigina Neri. È lei che ripercorre quei terribili momenti. «Deve venire qualcuno? Mi ha chiesto uno dei rapinatori. ‘Sì, mio genero’ ho risposto mentre ero stesa a terra. Non so come ho fatto ad essere così lucida e pronta, l’ho detto anche se mi sentivo svenire. Non facevo altro che ripetermi ‘Mamma aiutami, Signore aiutami». Una bugia che ha salvato la vita a tutti. Perché i malviventi, alla notizia del genero in arrivo, sono tornati a chiudere la veranda dalla quale erano penetrati - unico ‘ingresso’ in cui non era stato inserito l’allarme (un particolare che quindi avevano studiato) -, e si sono affrettati nel cercare il ‘famoso’ caveau nelle stanze avvicinandosi alla porta dell’altro appartamento, comunicante. E’ in questo momento che è scattato l’allarme perimetrale. La banda è scappata tornando indietro verso la veranda, mentre nel frattempo Luigina era già riuscita a telefonare la figlia. Sabato, tardo pomeriggio: «Poco dopo le 18. Eravamo appena rientrati dalla messa alla quale eravamo tornati per la prima volta dopo mesi di stop per il coronavirus. Sento ancora il botto del vetro infranto e vedo quell’uomo che nel buio mi viene incontro e mi butta sul tappeto intimandomi di non urlare. Manlio ed io eravamo di fronte alla tv, ognuno nella sua stanza. Io ero in vestaglia». Il secondo colpo nella villa, nel giro di due anni. «Continuavo a dire: ‘Qui in casa non c’è nulla da portare via, è tutto in banca dopo l’altra volta...’». E ora in quella grande casa, in via delle Viole a Tirrenia, i Giannessi non vogliono più tornare. Troppa paura, sono ancora sotto choc. Si sono rifugiati dalle figlie a Marina, lui ha una ferita sull’occhio (per fortuna senza danni alla cornea) e una serie di punti. Il naso ha una frattura. Un pugno in volto violentissimo. «E’ frastornato, tutti e due lo siamo» dice Luigina. «Vi si brucia vivi», una frase impossibile da dimenticare. La questura indaga, anche nella rete di conoscenze e contatti legati allo stabilimento balneare. «Purtroppo siamo ostaggi di queste situazioni da anni ma nessuno sembra farci nulla – commenta uno dei vicini della famiglia Giannessi - Qui a Tirrenia, ma su tutto il litorale in generale, per molti mesi non c’è anima viva. Ci abitano solo i residenti e le tante case sfitte agevolano le irruzioni dei malintenzionati. Siamo costretti a vivere nella paura di essere aggrediti senza poter far nulla, visto che non sembra funzionare niente come deterrente». E solidarietà all’imprenditore e sua moglie arriva anche dal Gruppo Sguardo di Vicinato del litorale, Eleonora Carli: «Non c’è niente di più vile e codardo che colpire persone deboli ed indifese». «Questi episodi - aggiunge Alessandra Orlanza, presidente dell’Associazione Sguardo di Vicinato - ci lasciano basiti perché ci fanno sentire impotenti, confidiamo però nella professionalità e bravura della Squadra Mobile della Questura di Pisa guidata dal dottor Nocita, che sicuramente riuscirà ad individuare i responsabili di questo brutto episodio». Francesca Bianchi