Ferito nella prima guerra mondiale. Pensione respinta dopo 100 anni

L’uomo è morto nel 1958, la battaglia è stata portata avanti dal nipote

Soldati al fronte durante la Grande Guerra

Soldati al fronte durante la Grande Guerra

Pisa, 8 maggio 2018 - Era stato ferito durante la prima guerra mondiale da un’arma da fuoco. Era il 31 luglio 1918 e l’uomo - Giuseppe Bargi - nato a Vecchiano il 18 febbraio 1883, arruolato nel reggimento di frontiera di Livorno, aveva fatto la visita per la pensione nel 1934. Allora, gli erano stati riconosciute 4 annualità di nona categoria. Nel ’37, però, aveva presentato una domanda per l’aggravamento. Da qui inizia il calvario burocratico che si è concluso - primo round, gli avvocati stanno valutando con la famiglia se fare ricorso - il 3 maggio con la pubblicazione della sentenza della Corte dei conti che ha respinto il ricorso del nipote del signore che nel frattempo è morto.

A spiegare le tappe di questa vicenda, che è sempre più frequente, «molte le pratiche che pendono da decenni e che si stanno risolvendo ora» è il legale (l’avvocato Giandomenico Daniele) a cui si è rivolto Oreste Ceriegi che abita a Vecchiano: Giuseppe era suo nonno. Nel ’52 Bargi aveva reiterato la domanda per l’aggravamento, visto che, nel mezzo, c’era stato un altro terribile conflitto e la vicenda era stata sospesa come molto altre faccende in un’Italia distrutta. Due anni dopo, la commissione medica territoriale (di Livorno) aveva riconosciuto al veterano altre annualità, ma la commissione nazionale aveva invece respinto l’istanza. Passano altri due anni e Giuseppe presenta un nuovo ricorso. Nel 1958, il decesso. La pratica si blocca. Il fascicolo viene passato a Firenze nel 1999 e la causa interrotta per la scomparsa del ricorrente.

A quel punto, è l’erede, il signor Oreste a portare avanti il caso. Nel 2015 chiama in causa il ministero del Tesoro, ma la Corte dei conti, dopo una consulenza tecnica, «ha rigettato la richiesta di concessione, per aggravamento, di più favorevole pensione di guerra». Una sentenza arrivata a 81 anni dalla prima domanda e a 100 dal fatto, il ferimento. Ora non è escluso che ci sia anche un seguito. Perché la famiglia valuterà se fare l’ennesimo ricorso. Giuseppe aveva subito una «ferita d’arma da fuoco alla regione cervicale» e un intervento chirurgico. Ma la sua personale battaglia si era interrotta per la morte, avvenuta il 26 settembre 1958. Battaglia ripresa dall’erede in suo ricordo.