Pastori con la mascherina Il Covid entra nel presepe

L’opera dell’artista Mario Rossi rievoca anche le pestilenze del passato

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Tutti i pastori hanno la mascherina. E la indosseranno, più avanti, anche i Re Magi. Solo Maria, Giuseppe ed il Bambino, quest’anno, possono evitare il presidio di sicurezza obbligatorio. Il Covid, con tutto il carico di dolore che sta significando, entra a pieno titolo nel Presepe, oltre condizionare questo Natale 2020 che sarà ricordato come quello della grande pandemia. Mario Rossi (nella foto), l’artigiano di San Miniato, artista e presepista per passione, ha messo al centro del suo 48esimo presepe il Coronavirus, ripartendo da un excursus storico che ricorda epidemie e le pestilenze della storia come quella che colpì San Miniato nel 1527, svanendo di colpo (secondo le cronache) proprio nel giorno dell’Immacolata concezione, dopo mesi di processioni, preghiere e invocazioni. Un presepe, quello di Rossi, che quest’anno ha una location particolare: il guardino di casa, ma visitabile da tutti percorrendo via Capitini. Non si sono create le condizioni, ha spiegato Rossi, perché il grande presepe artistico fosse realizzato un centro storico richiamando centinaia di visitatori. Ma Rossi non ha voluto rinunciare a questa missione che lo accompagna da quasi mezzo secolo, da quando fu il primo a realizzare i primi presepi per le scuole: cinquanta metri quadri di rappresentazione che narrano la storia di un dolore (una barella, con la cenere sopra, ricorda il dramma delle centinaia di morti solitarie) e cercano, nelle straordinarietà della nascita del Bambino, il messaggio di speranza di cui il mondo ha grande bisogno.

Carlo Baroni