Violenza sulle donne e pandemia. "L’anno terribile"

La Casa della Donna: "Per la prima volta di registrano casi dove gli aguzzini sono padri o fratelli"

Sono sempre preoccupanti i dati sulla violenza contro le donne tra le mura domestiche

Sono sempre preoccupanti i dati sulla violenza contro le donne tra le mura domestiche

Pisa, 24 novembre 2020 - Il problema della violenza sulle donne, in tempo di Covid, con i riflettori accesi sulla pandemia ed i periodi di lockdown che hanno rivoluzionato la vita e acuito le tensioni tra le mura domestiche, ha semmai solo cambiato pelle. O mostrato altri volti. Ma il fenomeno c’è ancora, anzi di più, in tutta la sua drammaticità. "Un anno terribile per le donne", dicono Giovanna Zitiello, coordinatrice del centro antiviolenza della Casa della donna, e Francesca Pidone, coordinatrice del Telefono Donna tracciando un primo bilancio in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: "nel 2020 abbiamo registrato un aumento senza precedenti delle telefonate al centro antiviolenza". Dal 1 gennaio al 15 novembre il Telefono Donna, la linea di ascolto e accoglienza del centro antiviolenza pisano ha ricevuto 1.296 telefonate, un record rispetto al 2019 (1.149) e agli anni precedenti. L’aumento delle chiamate si registra soprattutto con l’inizio dell’emergenza coronavirus, in particolare dalla fine del lockdown di primavera, con un picco tra giugno e luglio. Secondo la coordinatrice del centro Giovanna Zitiello, il forte aumento delle telefonate e delle donne che si sono rivolte alla linea di ascolto è strettamente connesso alla pandemia. "A marzo e aprile, in piena emergenza, ci hanno contattate 55 donne, un numero alto ma è soprattutto dalla fine del lockdown che abbiamo registrato un aumento importante delle richieste di aiuto – sottolinea Zitiello – Da maggio ad oggi ci hanno contattate 207 donne su un totale di 409, con una media di 30 donne al mese e con un picco tra giugno e luglio. Un aumento che non deve affatto sorprenderci. La fine dell’isolamento domestico - continua Zitiello - ha comportato un allentamento dell’enorme controllo e pressione a cui erano sottoposte le donne tra marzo e aprile. In molte hanno detto che ci chiamavano perché non volevano più vivere i maltrattamenti, gli abusi che avevano vissuto durante il lockdown". «Così da maggio, non più costrette a casa, più libere di muoversi, hanno trovato la forza di chiamarci. Avere consapevolezza della violenza a cui si è sottoposte - afferma Zitiello - è il primo passo per uscirne. E per compiere quel passo ci vuole tanta forza e coraggio, soprattutto durante un’emergenza di questa portata, che non può che amplificare la paura di non farcela". E chi sono i maltrattanti? I dati di confermano un profilo noto da tempo: si tratta soprattutto di uomini tra 30 e 49 anni, nel 70% dei casi di nazionalità italiana, in gran parte occupati, partner o ex partner. "Tuttavia - precisa Pidone - rispetto al passato, nel 2020 abbiamo notato un aumento lieve (3%) ma significativo di donne che hanno subito violenza dai familiari (12%), come padri o fratelli. Un altro effetto della vita obbligata tra le mura domestiche". C. B.