"O preghi o non mangi", la minaccia del padre cattolico ai figli. Al processo patteggia

Due anni all'imputato (pena sospesa) per maltrattamenti sui tre minori

Assolto cinqunatenne accusato di violenza sessuale

Assolto cinqunatenne accusato di violenza sessuale

Pisa, 20 settembre 2019 - L’educazione, la religione, la scuola. Le scelte. E’ un caso, quello passato ieri mattina dal giudice per l’udienza preliminare Donato D’Auria, che tocca molti settori. A processo, per maltrattamenti, c’era un padre 50enne, italiano, molto religioso. In aula, sono stati ricostruiti gli episodi contestati accaduti fra l’inizio del 2016 e la fine del 2017. "O preghi o non mangi", una delle frasi che avrebbe detto ai suoi figli.

E’ una storia che arriva da Pisa e che racconta anche il dramma di una separazione difficile. Come ce ne sono sempre più spesso, anche nella nostra città. La fine di un rapporto che arriva fino nelle aule del Tribunale. Perché, a un certo punto, quello che prima era un comportamento sopportabile, diventa impossibile da sostenere. Gli aspetti in comune divergono sempre di più. Subentrano le discussioni quotidiane. E ciò che prima si limitava a problemi nel legame di coppia, si allarga a tutto quello che riguarda la prole.

Lui, cattolico, legge la religione in modo fuorviante. E, soprattutto, la impone ai figli, ne ha tre. Prescrizioni, preghiere, riti, tutti obblighi pressanti, per i tre minori.

L’atmosfera si fa sempre più pesante fino a che il caso non approda nelle aule di giustizia. Ma in questa vicenda, non c’è soltanto l’aspetto penale, resta l’amarezza per un amore finito nel peggiore dei modi, che porta con sé problemi pratici e psicologici, vista la presenza di bambini; il dolore dei piccoli protagonisti (vittime) degli episodi. Ma anche dei genitori.

Molti divorzi racchiudono diatribe infinite su chi sta con chi, sulle visite, gli incontri, le feste o i weekend alternati. Su colloqui con orari particolari e in luoghi predeterminati. Un percorso difficile che si spera si possa chiudere il prima possibile e con conseguenze limitate per tutti.

Ieri mattina, con il consenso del sostituto procuratore Miriam Pamela Romano, l’uomo, assistito dall’avvocato Francesco Mancuso del foro di Pisa, ha patteggiato due anni davanti al gup D’Auria. La pena è stata sospesa.